Il Coronavirus muta? E se si in che modo questo può renderlo più aggressivo e far diventare il vaccino inefficace? Sono domande che afferiscono alla sfera della virologia e che, per decenni, sono rimaste nel campo di chi se ne occupava per lavoro. Oggi, per forza di cose, l'evoluzione del Sars-Cov2 è un argomento di cronaca. A fare un po' d'ordine rispetto a che tipo di effetti possano avere le mutazioni è stata la nota virologa Maria Rita Gismondo. La direttrice della Microbiologia Clinica del Sacco di Milano ha sottolineato come, al momento, si sia arrivati ad individuare cinque mutazioni del virus che fa sviluppare la Covid.

Non un'anomalia e neanche un fatto che può inficiare il buon esito della vaccinazione con i candidati già pronti. Tuttavia, ha sottolineato come ogni mutazione potenzialmente può portare con se delle conseguenze.

Coronavirus: la professoressa Gismondo chiarisce alcuni concetti relative alle mutazioni

La scienziata ha spiegato la situazione su Il Fatto Quotidiano. Maria Rita Gismondo ha così puntualizzato che, ad oggi, è nella natura dei virus la capacità di mutare per prolungare la loro esistenza, puntando alla conquista di nuovi "ospiti".

In molti casi le specie mutate finiscono per esaurirsi naturalmente.

Il Sars-Cov2, ad oggi, avrebbe palesato un numero di mutazioni non elevato. "Tuttavia- ha spiegato la virologa - almeno cinque sono avvenute con successo e continuano a circolare.

Il nostro obiettivo è comprendere quali siano le conseguenze comportamentali indotte nel virus".

Covid: la virologa Gismondo spiega le mutazioni e i possibili non effetti sul vaccino

La speranza della scienza, come evidenziato da Maria Rita Gismondo, è che alla fine possa sviluppare una mutazione duratura che finisca per limitarne la patogenicità.

Quelle avute fino ad ora, in base ad uno studio dell'Università del Winsconsin-Madison, avrebbero generato in un caso una maggiore diffusibilità del Sars-Cov2 e le altre due non avrebbero generato alterazioni significative né in positivo, né in negativo.

Il timore è che vengano brevettati vaccini per un virus che domani potrebbe essere diverso rispetto ad ora.

Però chiarisce la virologa: "È per questo che vengono utilizzate tecniche che si fondano su parti meno mutevoli possibili del microrganismo. Comunque, almeno fino a oggi, nessuna delle mutazioni avvenute potrebbe avere la potenziale attività contro l’efficacia dei vaccini in studio".