Nella giornata di mercoledì 20 gennaio nel porto di Salerno, sono arrivati - nascosti in due container imbarcati su un cargo - 26 yazidi, che erano riusciti a fuggire dall'Iraq. Tuttora la Procura sta indagando sul traffico di migranti.

Gli yazidi sono una delle minoranze religiose più perseguitate dallo Stato islamico dal 2013. Attualmente, la maggior parte della popolazione vive in totale povertà.

Un passo verso la libertà

A quanto pare i migranti sono partiti dal porto di Alaga (Izmir). Si dovrebbe trattare di una fuga premeditata: all'interno dei due container non c'era merce ma soltanto acqua, pannoloni e provviste per il lungo viaggio.

Una volta arrivati al porto di Salerno, sono stati fermati dalla vigilanza che ha mostrato solidarietà grazie all'aiuto delle mediatrici culturali e degli operatori del Consorzio La Rada di Salerno. I migranti sono riusciti a presentare la domanda di protezione internazionale dopo aver raccontato la propria storia, piena di maltrattamenti e persecuzioni. I poliziotti hanno fatto anche una colletta per comprare loro del cibo.

I migranti hanno dichiarato alla polizia che il viaggio è stato pagato dai loro parenti in Germania e che il loro intento è di andare a vivere lì. Non è ancora chiaro, però, chi è stato pagato e per questo la Procura ha aperto un'indagine. Tra l'altro, è la seconda volta che iracheni e iraniani in fuga dalla loro terra arrivano in Campania, molto più lontano rispetto ai porti pugliesi nei quali generalmente arrivano gli immigrati provenienti dalla Turchia.

I migranti sono stati sottoposti al testo per Covid-19

Come tutti i migranti, anche loro sono stati sottoposti al test per Covid-19. Cinque sono risultati positivi (tre minori e due adulti) e sono stati ricoverati al Covid center di Agropoli. Gli altri, invece,sono stati separati in seguito all'esito negativo di tutti i tamponi: i minori sono ora in due comunità di Salerno e Fisciano, gli adulti in un Cas a Sarno, in quarantena.

I migranti erano molto stanchi, stressati e avevano bisogno di riposo, sebbene la loro prima preoccupazione fosse quella di telefonare ai parenti per avvisarli di essere al sicuro. Grazie all'aiuto degli operatori che lavorano nell'ambito del progetto Pending, che si occupa di prevenire e riabilitare il disagio psicologico de cittadini richiedenti asilo, in breve tempo sono riusciti a compilare i moduli seppur con qualche difficoltà a livello burocratico.