Scuola e università ancora dimenticate dal governo. Finite le polemiche sui banchi a rotelle di quest'estate, ora si parla di chiusure ad intermittenza in caso di rischio risalita dell'indice Rt. E un piano per le riaperture in sicurezza ancora non c'è, ma i problemi rimangono.

Gli spostamenti tra regioni sono ancora vietati, anzi: si sono irrigiditi. Niente visite a parenti e amici in zona rossa, né in zona arancione rinforzata. Non si esce dalle regioni rosse e arancione "scuro" se non per motivi di lavoro, salute, studio e necessità comprovata.

Niente eventi, neanche in zona bianca. Le zone rosse e arancione rinforzato tornano, almeno sulla carta, in una sorta di lockdown simile a quello di marzo. Poi l'applicazione si vedrà.

Qualcuno pensi ai bambini

Il problema che in molti stanno cominciando a far notare, riguarda l'incongruenza delle chiusure scolastiche. Nel nuovo DPCM Draghi [VIDEO], le scuole in zona rossa sono ovviamente chiuse. Ma in zona arancione e gialla si parla di didattica in presenza fino alle medie, mentre In zona gialla le secondarie di secondo grado (superiori) sono in presenza dal 50 al 75%. Però si segnala anche la possibilità di attuare chiusure ad intermittenza decise dai Governatori in caso i contagi salgano a 250 per 100mila abitanti per sette giorni di fila.

In un anno di pandemia il Paese non è ancora riuscito a trovare un criterio che permetta alle scuole di rimanere aperte in sicurezza. Non che manchino studi a riguardo. L'Università di Cassino e del Lazio Meridionale ha sviluppato un modello teorico per cercare di valutare la capacità di trasmissione del Covid in una classe.

Con un distanziamento adeguato, ventilazione costante, mascherine FFP2 obbligatorie e l'utilizzo di microfoni per i professori, l'Rt scenderebbe di molto sotto l'1.

Il problema per la riapertura sarebbe quindi da ricercare altrove.

I costi per una scuola anti-Covid

Chiaramente bisogna guardare al portafoglio. Servono spazi adeguati per permettere il distanziamento.

Servono investimenti per le tecnologie di areazione, purificazione di aria e microfoni. Senza dimenticare le forniture di mascherine per studenti e personale.

I tagli alla scuola degli ultimi vent'anni non rendono la situazione più semplice. Gli istituti sono perlopiù antiquati, il personale necessita di aggiornamenti sulle nuove tecnologie. E questo significa altri investimenti e tempo per adeguarsi.

I trasporti

Non bisognerebbe dimenticarsi neanche del problema dei trasporti. Se un bambino può essere accompagnato dai genitori in auto, per i liceali la situazione cambia. In un anno, in diverse città, il trasporto pubblico non è stato supportato a sufficienza per far fronte alla riduzione dei posti causa necessità di adeguarsi alle regole del distanziamento sociale.

Su tutti i trasporti, la capienza massima è stata ridotta, ma sono poche le città che hanno aumentato le corse. Se prima dieci autobus portavano 500 studenti a scuola, ora ne possono portare la metà.

Ad oggi alcune Regioni stanno cominciando ad implementare il servizio. Con un anno di ritardo.

L'università dimenticata

Se per la scuola si è fatto tanto clamore, senza tuttavia guardare ai veri problemi, per l'università si può parlare di disastro è totale. In molte città aule studio e biblioteche sono ancora chiuse e non si hanno notizie riguardo alle riaperture. In altre bisogna prenotare i posti, con tempi di attesa a volte lunghissimi. Per non parlare dei disagi legati alle segreterie e agli orari di ricevimento dei professori.

La Didattica a distanza (DaD) per gli universitari è complicata quanto per uno studente di grado inferiore, denunciano le associazioni universitarie. Anzi, se si pensa ai titolari di borsa di studio che devono mantere una certa media e un certo numero di crediti per non perdere la borsa, la faccenda si complica ancora di più.

Le associazioni in particolare, fanno notare le problematiche dovute alla connessione. Se cade, secondo le linee guida di alcune Università, alcuni professori dichiarano l'esame come incompiuto, equiparandolo al ritiro dello studente. Il quale è costretto a rifarlo, anche se non sono sempre chiare le modalità. Spesso però il risultato è un senso di spaesamento che pervade gli universitari.

Oltre il danno, la beffa

Mentre gli studenti d'Italia cercano di rimanere a galla in questa situazione, nel nuovo DPCM appare una direttiva che sembra sbeffeggiare la loro condizione. L'asporto per le bevande alcoliche da non consumare sul posto (in bottiglia insomma, niente Spritz) è garantito anche dopo le 18. La denuncia è arrivata anche dall'Anci: si può andare a fare l'aperitivo in piazza con una bottiglia di birra, ma non si riesce a trovare un modo per riaprire i luoghi d'istruzione in sicurezza.