Principe del foro, brillante penalista, avvocato di vip e calciatori, Marco Valerio Corini fu ucciso con una sedazione letale da sua sorella Marzia. Lei, medico anestesista, ordì un intrigo con una complice per appropriarsi dell'eredità del fratello. Lo ha stabilito la Corte d'assise del Tribunale della Spezia che ieri, 17 maggio, ha condannato in primo grado a 15 anni di reclusione Marzia Corini per omicidio volontario.
Caso Corini, morte per iniezione letale
La sentenza della Corte d'Assise di La Spezia è arrivata dopo tre anni e tre mesi dall'inizio del processo.
È stata emessa ieri alle 16, al termine di molte ore di camera di consiglio. Marzia Corini ha ascoltato immobile e in silenzio il verdetto di condanna per omicidio volontario e due falsi in testamento. Tra le accuse contro l'anestesista, anche quella di furto di medicinali all'ospedale di Pisa, dove lavorava presso l'unità di rianimazione, utilizzati per la sedazione dell'avvocato. L'intento della donna, riapparsa nella vita del fratello dopo 15 anni d'interruzione di ogni rapporto, sarebbe stato quello di mettere le mani su un milione di euro, parte dell'eredità di Marco Corini, malato terminale di cancro.
Secondo la ricostruzione fatta dal pm Luca Monteverde e accolta dalla Corte, l'avvocato Corini sarebbe stato ucciso il 25 settembre 2015 attraverso un'overdose di Midazolm, benzodiazepine che gli iniettò la sorella.
La difesa del medico ha invece sempre sostenuto che l'iniezione fu praticata per alleviare i dolori del malato, nel rispetto dei protocolli sanitari. Di certo c'è che la morte sopraggiunse proprio il giorno in cui Corini aveva fissato un incontro con un notaio nella sua casa di Ameglia, il paese in provincia di La Spezia dove viveva con la giovane fidanzata, Isabò Michelle Barrack, che fino all'ultimo insieme a pochi intimi gli fu accanto.
Il 51enne intendeva definire la sua maxi eredità da tre milioni di euro e redigere un nuovo testamento. A mettere nei guai la sorella, fu un'intercettazione telefonica del gennaio 2016, a pochi mesi dalla morte del fratello. Marzia Corini avrebbe confessato a un'amica di aver anticipato il decesso del fratello. “Ho deciso io che sarebbe morto”, le parole registrate.
L'accusa ha evidenziato la scomparsa di un testamento che escludeva la dottoressa dall’eredità del fratello. Al suo posto, era stato pubblicato un altro documento, scritto a mano che lasciava a Marzia un’eredità milionaria. Sapendo che non gli restava molto da vivere, Corini voleva sposare la compagna e lasciare a lei gran parte del suo patrimonio per tutelarla dal punto di vista economico. Fu proprio lei, con alcuni amici di Corini, a denunciare la sorella di lui vedendo che la volontà dell'avvocato non era stata rispettata.
Condannata anche un'ex collega di Corini
Oltre alla sorella, è stata implicata in questa brutta storia anche Giuliana Feliciani, avvocato ed ex collega di studio di Corini.
Accusata di circonvenzione d'incapace e uso di testamento falso, è stata condannata a quattro anni di reclusione per i due falsi testamenti dai quali avrebbe ricavato 200mila euro. É stata invece assolta dall'accusa di sottrazione e distruzione di testamento.
Il pm nella sua requisitoria, aveva proposto 23 anni per Marzia Corini e quattro anni e otto mesi per Feliciani. La corte ha tenuto conto, nel caso di Marzia Corini delle attenuanti, ma l'ha anche condannata all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Interdizione, invece, per cinque anni per Feliciani. Entrambe, sono state escluse dalla successione per indegnità, e sono stati confiscati un milione e 200 mila euro. Nessun commento da parte dei difensori delle due donne: attendono che siano pubblicate le motivazioni della sentenza in vista del ricorso in corte d'assise di appello.
Marco Valerio Corini, un legale famoso
Nato a Roma, Corini viveva ed esercitava l'attività legale a La Spezia. Molto noto per essere il legale di vip e calciatori, aveva lavorato in processi impegnativi. In quello sulla mafia in Versilia, era stato il difensore del boss Musumeci. Il processo più difficile affrontato nel corso della sua carriera professionale era stato, per sua stessa ammissione, quello per le violenze del G8 di Genova, quando aveva dovuto rappresentare funzionari di Pubblica Sicurezza dopo le violenze della polizia alla scuola Diaz.
Oltre ad essere stato avvocato e amico stretto del portiere della Juve e della Nazionale, Gigi Buffon, nella stagione '97-98 Corini era diventato presidente dello Spezia Calcio. Sua sorella, invece, prima di questa storia, era stata per molti anni operativa con associazioni quali Medici senza Frontiere ed Emergency in Iraq, Cambogia, Liberia.