Al Palazzaccio di Roma si è celebrato il 3 maggio l’ultimo atto di una vicenda che ha coinvolto tutta l’Italia per l’assurda morte di un ragazzo, Marco Vannini, raggiunto da un colpo di arma da fuoco sparato dal suocero Antonio Ciontoli in una villetta di Ladispoli. La Suprema Corte ha confermato le pene comminate con la sentenza d'appello bis del 30 settembre scorso, che aveva condannato Ciontoli per omicidio con dolo eventuale, e gli altri componenti della famiglia per concorso. Confermata la condanna a 14 anni per Antonio Ciontoli e a 9 anni e 4 mesi per la moglie Maria Pezzillo e per i figli Martina, la fidanzata di Marco, e Federico.

Le pene sono ora definitive. Adesso per i componenti della famiglia Ciontoli si aprono le porte del carcere. L'avvocato Domenico Ciruzzi, che ha difeso Federico Ciontoli, ha dichiarato nella serata di ieri che il giovane si costituirà in queste ore al carcere di Rebibbia.

Soddisfazione dei genitori di Marco Vannini

Secondo quanto dichiarato da uno dei legali, la famiglia Ciontoli sarebbe andata a costituirsi nella stessa serata della sentenza definitiva. La mamma di Marco, che ha atteso “fiduciosa” il verdetto della Cassazione stretta al braccio del marito, ha detto che ora potrà finalmente, come aveva più volte annunciato, portare un fiore sulla tomba di suo figlio ed ha esortato quanti stiano vivendo vicende processuali di non arrendersi e di andare avanti fino in fondo.

La notizia della conferma della condanna è stata salutata con soddisfazione e con un applauso dalle decine di persone accorse sotto il Palazzaccio in segno di solidarietà nei confronti dei coniugi Vannini

La morte di Marco Vannini: un caso mediatico

La lunga e intricata vicenda processuale che si è conclusa nella serata del 3 maggio è stata raccontata in numerose trasmissioni televisive, Chi l’ha visto, di Federica Sciarelli in primo luogo.

Lunghe inchieste sul campo, ricostruzioni e testimonianze che, tassello dopo tassello, hanno ripercorso le ultime ore di vita di Marco, hanno riproposto le telefonate al 118 che riportavano come sottofondo le strazianti urla di Marco ferito sotto l'ascella mentre era nella vasca da bagno di casa Ciontoli, l’inutile corsa in elicottero verso il Policlinico Gemelli di Roma.

Trasmesse anche le intercettazioni ambientali della sera del fattaccio in caserma e che raccontano di una freddezza sconvolgente dei familiari rispetto alla morte del ragazzo. Il sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci, presente oggi in Cassazione, ha commentato “dicendo che dopo sei anni dai fatti la sentenza di oggi rende giustizia alla famiglia di Marco". Pascucci ha anche sottolineando come l’intera comunità ceretana si sia stretta in tutti questi anni affianco di Marina e Valerio, i genitori del ragazzo.