Blitz a Napoli, questa mattina, 5 maggio, alle prime luci dell’alba. Le indagini erano cominciate dopo gli attentati a Parigi. I Carabinieri del Ros e del Comando provinciale hanno tratto in arresto un dipendente comunale, facente parte dell'organizzazione, considerata associazione a delinquere, gestita da pakistani, afghani e italiani. Costoro, dietro compenso, avrebbero fatto avere documenti contraffatti per permessi di soggiorno sul territorio italiano. Una persona è stata sottoposta alla misura cautelare in carcere, altri due indagati sottoposti alla misura degli arresti domiciliari e gli altri 11 all'obbligo di dimora.
Agli indagati viene contestato il falso ideologico e materiale e l’associazione a delinquere finalizzata a favorire l'immigrazione clandestina.
Le indagini sarebbero partite dopo l'attentato terroristico a Charlie Hebdo
Le indagini sarebbero partite dopo gli attentati terroristici in Belgio e in Francia, per la precisione il 7 gennaio 2015, nella sede parigina del giornale satirico "Charlie Hebdo" e, il 13 novembre 2015, al teatro Bataclan. L'organizzazione criminale, dedita all'immigrazione clandestina, produceva dichiarazioni di ospitalità, certificati di residenza, contratti di lavoro, certificati di conoscenza della lingua italiana, dichiarazioni reddituali false, nullaosta alloggiativi, iscrizioni alla Camera di commercio come commerciante, consentendo quindi agli immigrati di ricevere permessi di soggiorno non solo in Italia, ma persino nei Paesi dell'area Schengen.
Operazione Mardan
Nel corso dell’operazione, denominata Mardan, è stato tratto in arresto un dipendente del Comune di Napoli, Pasquale Averaimo di 65 anni, che si occupava del rinnovo e del rilascio delle carte di identità, oltre che dell'emissione di certificati di residenza e stati di famiglia. Averaimo avrebbe stabilito, secondo gli organi inquirenti, un tariffario per ogni prestazione.
La Procura della Repubblica di Napoli ha contestato agli indagati, oltre al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, anche il reato di corruzione. Il capo promotore dell'organizzazione potrebbe essere Iqbal Naveed, di origini pakistane, proprietario dell'Internet Point sequestrato. Per Iqbal Naveed è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre per Lahoussine Chajaoune, di origini marocchine, il giudice per le indagini preliminari ha disposto gli arresti domiciliari.
Il denaro veniva trasferito anche attraverso il sistema hawala
I ricavi illeciti di tale organizzazione, tramite transazioni bancarie, finivano su conti correnti pakistani. Il denaro veniva trasferito anche attraverso il sistema hawala, un meccanismo utilizzato, secondo alcuni esperti, per finanziare il terrorismo internazionale. Nel dettaglio hawala, basato esclusivamente sulla fiducia, è ormai radicato nella cultura islamica, consentendo il passaggio di grosse somme di danaro tra soggetti che si trovano in nazioni diverse.