Samantha D’Incà, 30 anni, da mesi è ricoverata in stato vegetativo presso il reparto di Cardiologia dell’ospedale di Feltre, in provincia di Belluno. La famiglia vorrebbe che fossero rispettate le volontà manifestate più volte in passato dalla ragazza, chiedendo di evitare qualsiasi forma di accanimento terapeutico nei suoi confronti. Tuttavia, non essendoci nessuna dichiarazione scritta a riguardo, i genitori non hanno potuto far nulla: il giudice ha stabilito che bisogna comunque proseguire con le cure. Quindi l’Usl, dopo aver sentito il parere del proprio comitato etico, ha consentito che si continui a idratare e nutrire Samantha.
La vicenda ricorda quella di Eluana Englaro, la donna che visse per 17 anni in stato vegetativo a causa dei traumi riportati in un incidente stradale, fino al decesso avvenuto nel 2009 per l’interruzione della nutrizione artificiale, al termine di una lunga battaglia giudiziaria portata avanti dalla famiglia. Intervistata dal Corriere della Sera, Genzianella Dal Zot, la made di Samantha, ha raccontato la storia della ragazza.
Il dramma di Samantha è cominciato con un banale infortunio
La mamma di Samantha ha descritto il calvario vissuto dalla giovane, che lavorava come operaia in una fabbica di occhiali. Lo scorso novembre la ragazza è scivolata per strada, procurandosi una piccola frattura alla gamba sinistra.
La 30enne è stata quindi ricoverata a Feltre e poi a Belluno, dove è stata sottoposta a un intervento chirugico, per inserire una vite nell’arto. Si trattava di un’operazione di routine: tuttavia durante la riabilitazione all’improvviso la gamba si è gonfiata. Quello che sembrava un normale effetto collaterale dell’intervento ha iniziato a preoccupare i familiari quando anche l’altra gamba e il volto di Samantha hanno cominciato a gonfiarsi.
La giovane è stata nuovamente ricoverata in ospedale, dove hanno scoperto che era stata colpita da una grave polmonite, non causata dal Covid-19. In quei giorni, date le misure di protezione per la pandemia di Coronavirus, i familiari non hanno potuto far visita alla ragazza; parlando al telefono, Samantha raccontava di come si sentisse sempre peggio e facesse fatica a respirare.
La situazione di Samantha è rapidamente peggiorata
Il 4 dicembre 2020 il quadro clinico della paziente si è ulteriormente aggravato: i polmoni di Samantha sono collassati, tanto da rendere necessario un immediato trasferimento in elicottero a Treviso, dove la giovane è stata tenuta in vita con un macchinario speciale. Tuttavia i medici hanno immediatamente chiarito ai familiari la gravità della situazione: per troppo tempo il cervello di Samantha era rimasto senza ossigeno, riportando seri danni. In seguito la ragazza è stata trasferita all’ospedale di Feltre, dove viene nutrita artificialmente. Nell’intervista la madre della 30enne ha spiegato come la famiglia si sia rivolta a diversi esperti, compreso Leopold Saltuari, un luminare dei risvegli: per i dottori la ragazza ha attualmente la coscienza di un neonato di un mese.
Le terapie, per gli studiosi, potrebbero farla arrivare solamente al livello di un bimbo di due mesi.
La battaglia dei familiari di Samantha
La madre accudisce tutti i giorni Samantha: durante le visite in ospedale le carezza la testa, proprio come se fosse un neonato da tranquillizzare. Tuttavia ha deciso di chiedere pubblicamente che la figlia sia lasciata morire, dicendosi sicura che la giovane non avrebbe voluto questo accanimento, anche perché in passato le due avevano parlato più volte di questo tema. Una volta addirittura la ragazza le avrebbe detto che non avrebbe mai voltuto vivere la tragica esperienza di Eluana Englaro: quindi la battaglia per far rispettare le volontà di Samantha, interrompendo la nutrizione artificiale, è portata avanti in questi giorni da tutta la famiglia della giovane.