Al momento in Sicilia ci sono 250 mila dosi di vaccino AstraZeneca non utilizzate e conservate in frigorifero. Insieme alla Calabria è la regione con la percentuale più bassa di dosi utilizzate finora, pari al 75,8% contro la media nazionale dell'84,1%. Da giovedì 6 maggio, il governatore Nello Musumeci ha deciso di aprire la vaccinazione anche alla fascia d’età compresa tra i 50 e 59 anni. Per ora, la strategia principale rimane quella di vaccinare in massa le isole minori, come Lampedusa e Linosa, in vista dell’estate. Fin dall’inizio della campagna vaccinale, nell’isola le scorte di AstraZeneca sono sempre state abbondanti.

Attualmente, infatti, risulta essere vaccinato con doppia dose o monodose del vaccino Janssen solo il 10% della popolazione siciliana. Come mai? È possibile che i cinque casi di morte avvenuti nell’isola e che si credevano legati alla somministrazione del vaccino AstraZeneca abbiano scatenato una psicosi?

Mario La Rocca – dirigente generale del Dipartimento per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (Dasoe) – spiega che i cinque decessi, la cui connessione con il vaccino è stata esclusa, hanno dato vita ad una vera e propria sfiducia soprattutto per la categoria over 80. Le cinque morti hanno perciò creato una situazione di panico, facendo crescere il numero dei diffidenti. Negli ultimi mesi, appunto, si era scatenata una bufera sui social e sui media tradizionali riguardante il vaccino AstraZeneca.

La discussione era stata incentivata dai sospetti che il vaccino potesse causare delle trombosi. Le preoccupazioni sono, poi, aumentate in seguito ad alcuni casi di morte registrati dopo la somministrazione della dose. In seguito, l’AIFA ha deciso di sospenderlo solo in via precauzionale, ma successivamente l’Ema, pur dichiarando un legame tra il vaccino e rare trombosi, ha assicurato che i benefici superano i rischi.

Nonostante il verdetto, la questione è continuata. La Rocca, inoltre, spiega che tale psicosi, in Sicilia, ha rallentato l’immunizzazione. Oltre a ciò, aggiunge che i cinque decessi per i mass media erano collegati alla somministrazione del vaccino AstraZeneca. Lo stesso governatore Musumeci, di fronte alla situazione, ha dichiarato che serve una comunicazione nazionale più forte.

Le vicende in questione dovrebbero farci riflettere anche sulla qualità dell’informazione che circola.

I vaccini nella discussione pubblica

In questi ultimi mesi, a proposito, i vaccini anti Covid -19 sono stati protagonisti della discussione pubblica, che ha preso e continuare a prender forma sia sui media tradizionali che sui social. L’andamento generale della popolazione è quello di cercare quanti più dati possibili per provare a dare risposta ai loro dubbi sugli effetti e sulle possibili conseguenze dei diversi tipi di vaccini. Trovare delle risposte è l’imperativo, eppure la grande mole delle informazioni disponibili ha generato spesso preoccupazioni e discussioni sui media. La nuova logica della comunicazione prevede una partecipazione più ampia, ma dal meccanismo innescato a volte consegue la disinformazione.

Come ha sostenuto La Rocca, l’allarmismo è stato presente anche sui media tradizionali, spesso protagonisti di titoli sensazionalistici. La situazione attuale sottolinea la necessità di potersi affidare ad un’informazione pulita e veritiera, in quanto il terrorismo e l’allarmismo hanno avuto un enorme peso sul modo in cui la realtà è stata percepita dai cittadini. La stessa comunicazione ufficiale, come ha evidenziato il governatore Musumeci, deve rafforzarsi poiché non sempre ha gestito al meglio le informazioni.