"Ci sono cose che mi piacerebbe approfondire". Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e opinionista torinese, dalle pagine del Corriere della Sera, è tornato a parlare di uno dei casi di Cronaca Nera più celebri degli ultimi mesi: il duplice omicidio di Bolzano. Secondo i periti incaricati dal giudice per le indagini preliminari, Benno Neumair, reo confesso per il delitto dei genitori Laura Perselli e Peter Neumair, sarebbe stato seminfermo di mente quando ha ucciso il padre ma non quando ha aggredito la madre. "La malattia mentale - ha spiegato però Crepet - non è intermittente".

Crepet sulla perizia di Benno Neumair: 'Mi piacerebbe approfondire meglio'

Lo psichiatra Paolo Crepet ha manifestato dei dubbi relativamente alla perizia psichiatrica su Benno Neumair. La criminologa Isabella Merzagora, lo psichiatra Eraldo Mancioppi e lo psicologo padovano Marco Samory hanno diagnosticato al supplente trentenne un disturbo narcisistico e sociopatico. E, per questo, hanno riconosciuto, al momento dell'omicidio di papà Peter, una "scemata capacità di volere". Il giovane, infatti, avrebbe reagito in modo aggressivo a una situazione (la discussione con il padre) da lui vissuta come troppo stressante. La seminfermità mentale, invece, non ci sarebbe stata poco dopo, al momento dell'uccisione, sempre per strangolamento, di mamma Laura.

"Non sono sorpreso - ha dichiarato Crepet - ma ci sono alcune cose che mi piacerebbe approfondire meglio. Penso che anche la gente faccia fatica a capire la ratio di questa conclusione". Poi, lo psichiatra ha sottolineato che, da alcuni anni a questa parte, psichiatria e giustizia risultano "mortalmente abbracciate" ed entrambe soccombono.

"Si tratta di un iter consolidato purtroppo - ha continuato - Non sto criticando, ma è necessario interrogarsi e voglio ringraziare i colleghi che, con questa perizia, hanno fornito un interessante punto di discussione".

La doppia capacità di intendere non è psichiatricamente sostenibile

La perizia, come ha rimarcato Crepet, sostiene che, nel caso di Benno Neumair, ci sarebbe un'incapacità di intendere e volere solo in relazione a un omicidio, il primo.

"Ma la malattia mentale - ha precisato - non è intermittente". "Un disturbo tanto grave da portare, senza averne coscienza, a uccidere - ha continuato - non può essere compatibile con bugie, depistaggi e interviste".

Secondo il sociologo, dunque, la doppia capacità di intendere non può essere considerata "psichiatricamente sostenibile". "Se un omicidio - ha argomentato - fosse stato compiuto nel 1995 e un altro nel 2019 poteva starci. Ma a distanza di un'ora no".

Il dottor Crepet, poi ha commentato anche gli esami clinici effettuati su Benno: "Sono trasecolato - ha ammesso - Che cosa pensano di trovare con una tac o con l’elettroencefalogramma? Se si cerca un danno biologico - ha ribadito - come si fa ad affermare che il soggetto è malato adesso e tra un’ora, invece no?".

La teoria delle neuroscienze di un encefalo criminale, dunque, secondo lo psichiatra piemontese, non sarebbe attualmente plausibile. "Lo pensava nell’Ottocento Lombroso, ma non è possibile tirare fuori questa teoria solamente quando fa comodo".

Su Benno Neumair possibile una guerra di perizie

Paolo Crepet non esclude che su Benno Neumair possa esserci una "guerra di perizie". A suo dire, se si sostiene che, nel momento in cui il giovane ha ucciso la mamma, aveva piena consapevolezza, ciò sarebbe sufficiente per avere una sentenza di ergastolo. Tuttavia, ha aggiunto, potrebbe venir applicata "quell’oscenità del rito abbreviato". Crepet, infatti, considerata "eticamente sconvolgente" che in caso di un omicidio come quello di Bolzano sia possibile ottenere uno sconto di un terzo della pena solamente perché si sceglie un procedimento più snello.

"Ministri della giustizia e Parlamento - ha quindi suggerito - dovrebbero occuparsi anche di questa cosa che ha a che vedere con l'etica".

"Ai giovani - ha evidenziato - insegniamo che se uno ammazza i genitori non prende l’ergastolo, ma viene a condannato a 25 anni. Poi c’è la buona condotta, lo sconto di pena, l’affidamento ai servizi sociali: in pochi anni, così, è fuori".