Patrick Zaki, lo studente egiziano arrestato il 7 febbraio del 2020 con l'accusa di "diffusione di notizie false", è stato scarcerato ed è tornato in libertà, anche se le accuse a suo carico sono ancora in piedi. La decisione del tribunale è arrivata termine dell'udienza tenutasi il 7 dicembre a Mansoura.

Il giovane frequentava un master in Studi di Genere e delle Donne presso l’Università di Bologna quando, a febbraio dello scorso anno, era stato arrestato in aeroporto al suo arrivo in Egitto, dove contava di trascorrere un breve periodo di vacanza con la famiglia.

Patrick Zaki torna libero

Il giovane studente è libero dopo 668 giorni e vari rinvii e ha quindi ora potuto riabbracciare i suoi familiari e amici. Zaki però non è stato assolto, per il prossimo 1° febbraio è infatti prevista la prossima udienza.

La decisione di liberarlo è stata presa dopo che la seduta di ieri era stata inizialmente sospesa visto che la legale dello studente, Hoda Nasrallah, aveva richiesto l’acquisizione di altri atti per dimostrare sia una presunta illegalità durante l’arresto all'aeroporto della capitale egiziana che la correttezza dell’articolo sui copti alla base del processo.

Zaki: 'Tutto bene, forza Bologna'

Non appena uscito dal carcere Patrick Zaki ha pronunciato poche parole in italiano: "Tutto bene, forza Bologna (...) Voglio dire molte grazie agli italiani, a Bologna, all'Università, ai miei colleghi, a chiunque mi abbia sostenuto".

"Sto aspettando, vedrò nei prossimi giorni cosa succede: voglio essere in Italia il prima possibile, appena potrò andrò direttamente a Bologna, la mia città, la mia gente, la mia università", ha affermato Patrick Zaki, parlando con le agenzie di stampa subito dopo il suo rilascio nella casa della famiglia a Mansoura.

"Il suo posto è qui.

Oggi è una giornata di festa" ha commentato il rettore dell'università di Bologna. Mentre il profilo Twitter del club di calcio del Bologna ha scritto "Ti aspettiamo presto al Dall'Ara".

Le paure per la condanna

Ora ciò che preoccupa la difesa dello studente è che rischia ancora fino a 5 anni di carcere. L'accusa è di diffusione di false informazioni, che sarebbe avvenuta in un articolo in cui si denunciava la situazione dei cristiani copti in Egitto.

"Un enorme sospiro di sollievo perché finisce il tunnel di 22 mesi di carcere e speriamo che questo sia il primo passo per arrivare poi a un provvedimento di assoluzione", queste le parole di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, in un commento rilasciato ieri poco dopo la decisione del tribunale, mentre nelle scorse ore ha aggiunto: "Aspettavamo quell'abbraccio da 22 mesi".