La mattina del 30 gennaio 2002 a Montroz, frazione di Cogne, località turistica della Valle d’Aosta, nella villetta della famiglia Franzoni Lorenzi, fu trovato in fin di vita il piccolo Samuele di tre anni. La mamma Annamaria Franzoni, all'epoca 31 enne, oggi 51enne, diede l'allarme: nelle telefonate registrate al 118, prima dichiarò in stato alterato: "Gli è scoppiato il cervello”, poi: “Sta vomitando sangue”. Samuele Lorenzi fu dichiarato morto all’ospedale di Aosta alle 9.55 della stessa mattina.

L'autopsia stabilì la causa del decesso: 17 colpi sferrati con un corpo contundente mai trovato.

Fu l'inizio di un caso mediatico e giudiziario che sconvolse e spaccò l'Italia tra innocentisti e colpevolisti. Un anno dopo la morte di Samuele, Anna Maria Franzoni ebbe un altro figlio. Condannata, ha scontato la pena. Oggi, da libera cittadina, gestisce un agriturismo nell'Appennino bolognese. Nel ventennale del delitto, è tornata a parlarne l'ex procuratrice capo di Aosta, Maria Del Savio Bonaudo, che all'epoca dei fatti condusse l'indagine.

Delitto di Cogne, 'Resto convinta che Franzoni sia colpevole'

Quando il 30 gennaio 2002, Bonaudo fu informata solo a sera del delitto di Cogne perché prima non era stato possibile raggiungerla, cadde "dalle nuvole". L'ex procuratrice, oggi in pensione, intervistata dall'Ansa, è tornata con la memoria a quel giorno di 20 anni fa.

Appena successo il fatto, da una parte, Ada Satragni, dottoressa e amica della famiglia Franzoni, sostenne che il piccolo Samuele avrebbe avuto un aneurisma cerebrale. Dall'altra, i medici dell'ospedale da subito decretarono che si era trattato di un atto violento. "Non eravamo in grado di dare notizie precise".

Per prima cosa Bonaudo, per tranquillizzare le famiglie di Cogne, scelse di apparire in tv: tutte erano convinte che in giro per il paese, fino a quel momento noto solo per essere la 'perla delle Alpi' e la patria dello sci di fondo, ci fosse un 'mostro'.

All'inizio della vicenda, non disse mai che era stata la mamma. Si fecero le indagini, vennero sentiti e monitorati tutti i possibili ‘sospetti' indicati dalla famiglia. Dopo che i Ris rilevarono sangue sulle ciabatte della Franzoni e trovarono il suo pigiama sotto le lenzuola, per Bonaudo fu chiaro che "non poteva che essere stata la madre".

A dimostrare la colpevolezza di Franzoni per l'ex pm non è tanto il fatto che sia stata condannata in tutti i gradi di giudizio, ma che ci siano prove schiaccianti e che siano state raccolte così bene al punto che, a differenza di inchieste simili, nessuna abbia potuto scalfire l'indagine.

Delitto di Cogne, fuga di notizie

Alla complessità dell'indagine, si aggiunsero la pressione mediatica e il coinvolgimento emotivo da parte dell'opinione pubblica in cerca di un responsabile. "Tutti ci chiedevano una risposta veloce, ma per dare una risposta ci voleva il tempo di fare le indagini", ricorda l'ex procuratrice. Ciò che ferì di più Bonaudo fu una fuga di notizie: alcuni quotidiani riferirono che l'assassino indossava il pigiama.

Gli inquirenti ne erano a conoscenza, ma non potevano chiedere una misura cautelare sulla base di informazioni orali, serviva una relazione scritta.

Fu un momento difficile per la Procura di Aosta: la gente si chiedeva perché non procedesse ad arrestare la Franzoni. Solo dopo anni, Bonaudo scoprì che a far trapelare la notizia era stato un sostituto procuratore, forse deluso perché non gli era stato affidato il caso: "E questo mi ha fatto ancora più male". Annamaria Franzoni fu arrestata il 14 marzo 2002, un mese e mezzo dopo la morte di Samuele. Fu processata e condannata per l'omicidio del figlio a 16 anni di carcere. Nel settembre del 2018 ha finito di scontare la pena: i 16 anni sono diventati meno di 11 grazie a un indulto e a sconti di pena per la buona condotta durante il periodo di detenzione.

Annamaria Franzoni, in passato intervistata a Porta a Porta e al Maurizio Costanzo show, si è sempre proclamata innocente.

Delitto di Cogne, Capodanno nella villetta

La villetta di Cogne è ormai nota agli italiani. Nel 2002 fu ricostruita in scala nello studio televisivo di Porta a Porta: il famoso plastico di Cogne è entrato nella storia della tv. Quindi, la casa è diventata meta di tour macabri. A seguire, Franzoni e il marito Stefano Lorenzi, che all'epoca del delitto vi risiedevano, hanno rischiato di perderla: l'ex legale della donna, Carlo Taormina, aveva avviato le procedure di pignoramento reclamando il mancato pagamento degli onorari difensivi di circa 450 mila euro. Sopraggiunto un accordo tra le parti, l'asta è venuta meno.

Per la prima volta dopo 20 anni, a Natale 2021, Annamaria Franzoni è tornata con il marito Stefano che le è sempre rimasto accanto nella casa Cogne dove la coppia ha festeggiato l'arrivo del nuovo anno.