Ha trascorso la prima notte in cella nel carcere femminile di Pozzuoli, Napoli, A.G., la 40enne che ha ammesso le sue responsabilità: l'annegamento di Francesco, il figlio di due anni, avvenuto nel pomeriggio di domenica 2 gennaio, non è stato una disgrazia. Ha ucciso lei il bambino, rinvenuto privo di vita nel mare antistante la località La Scala, a Torre del Greco, perché convinta che fosse malato. La donna arrestata è accusata di omicidio volontario.
Napoli, incerta ricostruzione dei fatti
La ricostruzione di quanto accaduto è ancora confusa.
Nel tardo pomeriggio di domenica la donna, sposata con due figli, si è allontanata di casa con il più piccolo dicendo che lo avrebbe portato a fare una passeggiata. Il marito, ingegnere, è rimasto nell'abitazione con il più grande di sette anni. La 40enne si è diretta sul litorale di Torre del Greco per poi fermarsi sulla piccola spiaggia. Sono trascorse ore: il marito, non vedendola rientrare, si è preoccupato e ha lanciato l'allarme rivolgendosi alle forze dell'ordine.
La tragedia è accaduta verso le 22 e 30. Sarebbe stato proprio il padre del bambino, giunto sulla spiaggia, il primo a prestare aiuto nel tentativo di salvare il figlio che la madre avrebbe gettato in acqua da una scogliera.
Testimoni hanno riferito di avere sentito le urla della donna e le sue richieste di aiuto. Inizialmente era circolata voce che la mamma avesse provato a uccidersi portando con sé in acqua il bambino di appena due anni.
Con il papà, due ragazzi, uno 17enne, l'altro 18enne, ora traumatizzati, si sono gettati in mare nel tentativo di salvare il bambino.
Il 17enne l'ha preso ma si è accorto subito che non dava segni di vita. Quindi, uno zio avrebbe tentato di rianimarlo. La mamma, in apparente stato di choc, avrebbe detto di essere stata vittima di una rapina da parte di uno straniero e di essere stata buttata in mare con il figlio.
Napoli, il difensore: 'È entrata in un tunnel nero'
Soccorsa e rianimata, la donna è stata portata nella caserma dei carabinieri dove il sospetto è diventato realtà. Il fermo è scattato ieri mattina, dopo ore di interrogatorio: affiancata dall'avvocato Tommaso Ciro Civitella, ha confessato alla pm Andreana Ambrosino della Procura di Torre Annunziata: "Sono stata io a ucciderlo, sono stata io a gettarlo in mare, era malato".
Per il difensore, l'assistita "è una persona che è entrata in un tunnel nero: alcuni comportamenti del bambino avrebbero indotto nella mamma la convinzione che fosse autistico. Negli ultimi tre mesi, ha riferito l'avvocato, "viveva una sorta di blackout causato dal terrore che il figlio fosse affetto da un ritardo mentale".
Proprio ieri, il bambino avrebbe dovuto essere visitato da un neuropsichiatra infantile perché a due anni ancora non parlava. Civitella ha riferito che la donna è ancora in stato di choc e ha parlato di dramma umano. Per il legale, "è da escludersi l'ipotesi suicidaria, così come qualunque volontà e premeditazione. Ciò che è accaduto non era nella volontà della donna".
La madre ora è in attesa dell'interrogatorio di garanzia per la convalida del fermo. Anche il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, ha detto che "il gesto sarebbe riconducibile al fatto che la donna credesse che il figlio fosse affetto da problemi di ritardo mentale, nonostante non vi fosse alcuna conferma in tal senso dal punto di vista sanitario".
Al bambino, infatti, non era stata diagnostica alcuna malattia. La salma è sotto sequestro in attesa che venga affidato a un medico legale l'incarico per svolgere l'autopsia.
Torre del Greco, nessun sentore della tragedia
Sulla spiaggia della tragedia, qualcuno ha pietosamente posto una croce di fortuna in legno per commemorare il piccolo e, in un silenzioso pellegrinaggio, in tanti hanno lasciato lumini e pelusche.
Il sindaco di Torre del Greco, Giovanni Palomba, ha detto che la comunità è scioccata da questa tragedia familiare ed è vicina al marito della donna e all'altro figlio della coppia. "Tutta la città, da ora in poi, sarà la loro famiglia", le parole del primo cittadino. Dalle testimonianze di vicini di casa, emerge che nessuno avrebbe avuto alcun sentore del malessere della mamma.
Tutti conoscevano la famiglia per essere per bene e riservata. La donna pareva tranquilla e solare. Forse avrebbe sviluppato un'idea delirante su un presunto deficit clinico del bambino e dell'impossibilità per lui di avere una vita normale: il figlicidio sarebbe stato, allora, per lei l'unico modo per sottrarlo a un destino impossibile.