"Una Terza Guerra Mondiale, se dovesse scoppiare, sarebbe nucleare e devastante", con queste parole, pronunciate dal ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ad Al Jazeera, si è riacceso il dibattito sulle armi nucleari russe.

Parole che fanno eco a quelle pronunciate da Vladimir Putin il 27 febbraio quando, tre giorni dopo l'inizio della Guerra in Ucraina, in una riunione con alcuni alti funzionari della difesa russa, il presidente russo ha ordinato al "ministro della difesa e al capo di stato maggiore di mettere in allerta speciale le forze di deterrenza dell'esercito russo”. Inoltre la falsa affermazione secondo cui l’Ucraina avrebbe armi nucleari è, per Putin, uno dei tanti motivi alla base del conflitto.

Non è la prima volta che Putin parla di armi atomiche e già nel discorso del 24 febbraio, quello dell'annuncio dell'invasione ucraina, aveva ricordato come la Russia fosse "uno degli stati nucleari più forti". Si tratta dello stesso discorso in cui Putin ha minacciato "chiunque cerchi di mettersi di mezzo" con "conseguenze mai viste nella storia".

Cosa vuol dire "messa in allerta"

Lo stato d'allerta, o i "livelli d'allarme" parrebbero essere sinonimi dello statunitense Defcon, un insieme di valori numerici che va da cinque a uno.

Il condizionale è d'obbligo perché la Russia ha un sistema d'allarme proprio ma i cui livelli non sono noti. Negli Usa, per Defcon 5 si intende lo stato d'allerta delle forze dell'ordine in tempo di pace, pari quindi a zero, ovvero all'assenza di minacce imminenti. Il Defcon 1 è il livello più alto d'allarme (allarme nero) e significa l'imminenza di una guerra nucleare.

Il maggiore stato d'allarme mai raggiunto nella storia Usa dovrebbe essere il Defcon 2, che sarebbe stato attivato nel 1962 durante la crisi dei missili di Cuba.

Stando a quanto riferisce su Twitter Dmitri Alperovitch, fondatore dell'omonimo Istituto per la Sicurezza informatica della Johns Hopkins University di Baltimora, la Russia avrebbe "4 livelli d'allerta simili al Defcon".

I livelli sono "Costante", "Elevato", "Pericolo Militare" e "Full", traducibile in questo caso come "Totale", che sta per il massimo livello e quindi per una guerra nucleare imminente.

Al momento, dice Alperovitch, "Putin ha ordinato di alzare il livello a ELEVATO. Preoccupante, certo, ma non ancora causa di panico". Non è comunque certo. Così come riportato dal Washington Post, anche al Pentagono sarebbero impegnati a decifrare le parole del presidente russo in quanto le forze nucleari statunitensi e russe mantengono quasi sempre uno stato "di elevata prontezza in modo che qualsiasi ordine possa essere eseguito immediatamente".

Le armi atomiche di Putin

Stando a quanto riferisce l'Arms Control Association, organizzazione con sede negli Usa che mira alla promozione della 'comprensione pubblica e sostegno a politiche di controllo degli armamenti', la Russia disporrebbe di un arsenale nucleare maggiore degli Stati Uniti.

Le testate a disposizione di Putin sarebbero circa 6,250, quelle statunitensi più di 5.500. Inoltre, stando alle valutazioni fatte dalla stessa organizzazione, "al primo settembre del 2021 gli Stati Uniti hanno 1.389 testate schierate su 665 veicoli di lancio, mentre mantengono 800 tra missili balistici intercontinentali e missili balistici lanciati da sottomarino e bombardieri pesanti. La Russia ha 1.458 testate schierate su 527 veicoli di lancio, oltre a 742 tra missili balistici intercontinentali e missili balistici lanciati da sottomarino e bombardieri pesanti". Secondo quanto scrive la Cnn: “Nessun altro paese noto o che si pensa abbia armi nucleari - Regno Unito, Francia, Israele, Pakistan, India, Cina e Corea del Nord - ha un numero di testate così elevato”.

Quante sono le possibilità che Putin usi le armi nucleari

Gli analisti politici di tutto il mondo non hanno certezze sulla possibilità di un'escalation che porti all'utilizzo delle atomiche. Si tratta dello scenario più nefasto possibile perché significherebbe l'inizio (e l'immediata fine) di una Terza guerra mondiale. Il 28 febbraio, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha rassicurato la popolazione negando ogni possibilità di un'eventuale guerra nucleare. Diverso invece il pensiero di Fiona Hill, una delle principali esperte americane di questioni russe, che - in un'intervista a Politico - ha espresso le sue preoccupazioni e ha detto che Putin 'sta mettendo in chiaro il fatto che il nucleare è un'opzione' percorribile.

Alla Cnn, Todd Sechser, autore del libro 'Nuclear Weapons and Coercive Diplomacy' ha invece detto: "L'allarme nucleare sembra più un atto di frustrazione che una mossa tattica calcolata". Al contrario Dmitry Muratov, caporedattore della Novaya Gazeta e Premio Nobel per la pace, durante un'audizione alla commissione giuridica del Parlamento europeo ha spiegato come la minaccia nucleare è "una possibilità che è diventata reale dopo le parole di Putin", aggiungendo di temere come "qualcuno al Cremlino sarà tentato prima o poi di premere il bottone rosso". In ogni caso un attacco nucleare sull'Ucraina, viste le implicazioni su larga scala e la possibilità di cadere in un conflitto globale i cui rischi sarebbero inimmaginabili, sembra improbabile.

Vi è poi l'incognita Cina. Pechino è spettatore interessato visti i legami economici che la legano sia all'occidente che alla Russia. Chiamato in causa da Dmytro Kuleba - ministro degli Esteri ucraino - per provare a mediare sfruttando i buoni rapporti con Mosca, il gigante asiatico, che ha ribadito più volte di credere in una soluzione del conflitto e di "svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere una distensione della situazione", come affermato dal portavoce del Ministero degli Esteri Wang Wenbin. Anche se la posizione della Cina resta ambigua vista l'opposizione alle "sanzioni unilaterali", va ricordato che Pechino ha "deplorato" formalmente il conflitto dicendo di essere pronta "a svolgere un ruolo nella ricerca di un cessate il fuoco tra Kiev e Mosca", parole che allontanano un eventuale conflitto mondiale data l'influenza della Cina nello scacchiere geopolitico globale.

Il trattato di non proliferazione nucleare

Il Tnp (acronimo di trattato di non proliferazione nucleare) è un accordo internazionale firmato il 1 luglio del 1968, sottoscritto da Usa, Urss e Regno Unito per proibire agli stati non nucleari di procurarsi armamenti e a quelli invece già nuclearizzati di "trasferire a chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, ovvero il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente". Evitare che chi non abbia armamenti nucleari li riceva, favorisce inoltre lo scambio tra le parti di attrezzature "materiali ed informazioni scientifiche e tecnologiche, per l’uso pacifico dell’energia nucleare". Il trattato, che serve quindi a garantire un uso corretto e pacifico del nucleare, è stato firmato e ratificato da buona parte del mondo, viene rispettato da Taiwan (che non l'ha firmato).

Non è stato firmato da India, Israele, Pakistan e Sud Sudan. La Corea del Nord, un tempo firmataria, si è ritirata dal trattato.

Proprio Lavrov il primo marzo ha accusato gli Stati Uniti di aver violato il trattato sostenendo che da una parte Washington avrebbe lasciato parti dell’arsenale nucleare Usa “sui territori di alcune nazioni europee”, e dall’altra che L'Ucraina possiederebbe tecnologie nucleari sovietiche e mezzi di utilizzo per tali armi. L'Ucraina, che prima del Memorandum di Budapest (1994) era la terza potenza nucleare del Mondo, si impegnò in seguito a smaltire tutte le armi nucleari presenti sul territorio proprio per aderire al Tnp da stato non-nucleare. Inoltre Kiev non possiede le infrastrutture per produrre combustibile nucleare, e gli Usa hanno più volte ribadito di non voler installare armi nucleari in Ucraina.