Arriva da Irpin in Ucraina la notizia dell'uccisione di un giornalista di 51 anni, lo statunitense Brent Renaud. Il cronista e video-reporter si trovava nel paese per filmare i profughi in fuga dopo l'inizio delle operazioni militari mosse dalla Russia.

Due suoi colleghi sono rimasti feriti: lo annunciano le forze di sicurezza ucraine, secondo le quali i giornalisti sarebbero stati sorpresi da colpi di arma da fuoco a un checkpoint.

La morte del cronista americano: la testimonianza

Il fatto è stato reso noto tramite un post pubblicato sui sociale da Andrei Nebitov, capo della polizia della regione di Kiev, il quale ha annunciato anche il ferimento di altri due giornalisti.

Uno dei colleghi di Renaud è Juan Arredondo, il quale è stato prontamente ricoverato in ospedale. Egli ha raccontato come si sono svolti i fatti in una video-intervista pubblicata sui social: "Abbiamo attraversato un ponte, stavamo filmando i rifugiati. Abbiamo preso un passaggio, qualcuno ci ha offerto di portarci all'altro ponte. Abbiamo attraversato il checkpoint e hanno iniziato a spararci addosso. L'autista ha fatto inversione, hanno continuato a sparare, il mio amico Brent è stato colpito e lasciato indietro. Ho visto che gli hanno sparato al collo, siamo stati separati, poi io sono stato messo sulla barella e portato qui".

Chi era Brent Renaud e le reazioni dagli Usa

Brent Renaud, giornalista e video-reporter, era nato in Tennessee, negli Stati Uniti, il 2 ottobre 1971.

A commentare la morte di Brent Renaud è stato anche il quotidiano New York Times, che ha diffuso appositamente una nota per fare chiarezza sullo status del giornalista. "Anche se aveva collaborato con il Nyt in passato (più recentemente nel 2015) - si legge - non si trovava in missione in Ucraina per il quotidiano. Le prime informazioni riferiscono che lavorava per noi perché è stato trovato con il tesserino del giornale che gli era stato dato per una missione anni fa.

Siamo profondamente rattristati dalla sua morte".

Durante la sua permanenza in Ucraina, Renaud si stava occupando in maniera indipendente di registrare i fatti dopo l'invasione russa, mentre, negli Stati Uniti produceva insieme al fratello Craig documentari che testimoniavano le atrocità della guerra, impegno che in passato li aveva già portati in paesi come l'Iraq, l'Afghanistan.

il Messico e l'Egitto.

Il consigliere per la sicurezza nazionale Jack Sullivan, intervistato dalla CNN poco dopo la diffusione della notizia del decesso dell'inviato, ha affermato che la Russia subirà "gravi conseguenze" per ciò che sta facendo.