Oggi, 16 maggio, il gip di Reggio Emilia non ha convalidato il fermo e ha disposto la scarcerazione immediata di moglie, figlia e genero di Giuseppe Pedrazzini, il 77enne trovato l'11 maggio senza vita in fondo a un pozzo nell'orto di casa a Toano,nell'appennino emiliano.

La decisione del giudice ha scatenato malumori tra i compaesani. L'anziano, ex agricoltore, era svanito nel nulla da mesi: i congiunti non avevano fatto alcuna denuncia di scomparsa. Erano stati altri parenti e amici a rivolgersi ai carabinieri che hanno avviato le ricerche fino all'inaspettata scoperta.

Reggio Emilia, scarcerati per mancanza di prove

Delle tre accuse ipotizzate dalla Procura di Reggio Emilia, al momento ne resta in piedi solo una: quella di soppressione di corpo. Per il gip, Dario De Luca, non ci sono prove per ipotizzare il sequestro di persona e, tantomeno, l'omicidio e quindi è infondata la richiesta della pm Piera Giannusa della custodia cautelare in carcere dei tre indagati. Con queste motivazioni, sono stati rimessi in libertà il 42enne Riccardo Guida con Silvia Pedrazzini e Marta Ghilardini, rispettivamente figlia 37enne e moglie 63enne dell'ex agricoltore benvoluto da tutti in paese.

I tre hanno però l'obbligo di dimora e di firma. Obbligo che la moglie assolverà a Toano, mentre gli altri due indagati a Taranto dove Guida ha una casa.

Accompagnato da un assistente sociale, il nipote 11enne di Pedrazzini è stato ascoltato nella caserma di Castelnovo Monti.

Secondo Ernesto D'Andrea e Rita Giglioli, legali dei tre indagati, il gip ha applicato correttamente il codice di Procedura penale in mancanza di indizi di colpevolezza. Durante l'interrogatorio di garanzia, i familiari del 77enne hanno fatto scena muta e si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

I tre sono anche accusati di truffa ai danni dello Stato perché negli ultimi mesi hanno intascato la pensione dell'anziano sebbene scomparso. "Sicuramente emergerà la verità”, ha detto all’agenzia Ansa la moglie del defunto, appena scarcerata. "Siamo vittime di una congiura fatta per bloccare il rogito per 50mila euro di una casa che dovevamo fare", hanno lamentato i tre.

Reggio Emila, nuovi sopralluoghi

Nel frattempo vanno avanti le indagini. Oggi i carabinieri sono tornati nuovamente nella villetta della frazione di Cerrè Marabino di Toano posta sotto sequestro dove il pensionato abitava con la moglie, la figlia e il genero. Si sono ricalati nel pozzo per capire come ci possa essere finito. Al momento del ritrovamento del corpo, grazie ai cani molecolari, la cisterna profonda circa cinque metri era coperta da una pesante lastra di cemento.

Solo l'autopsia sul corpo di Giuseppe Pedrazzini, che sarà eseguita in settimana, potrà chiarire le cause della morte. Il professor Franco Marinelli, della Medicina legale di Modena, ha chiesto novanta giorni per inviare i risultati.

Dai primi esami esterni, non ci sarebbero segni di violenza. Sarà fatto anche l’esame tossicologico. Computer e cellulari degli indagati saranno esaminati, in cerca di un possibile movente.

L'indignazione della comunità locale

La comunità locale è indignata per la scarcerazione dei tre. Secondo insistenti voci di paese, ci sarebbero state relazioni molto conflittuali tra Pedrazzini e il genero, descritto come irascibile. Non sarebbe andato d'accordo neanche con il vicinato. Amici hanno riferito che, dopo la scomparsa dell'anziano, nessuno avrebbe potuto avvicinarsi all'abitazione, mentre i vicini avrebbero notato che tutti gli strumenti di lavoro usati da Giuseppe che ancora coltivava la terra sarebbero stati venduti.

Secondo alcuni, dall'arrivo del genero, la pace familiare sarebbe svanita e le due donne sarebbero state succube dell'uomo. "L’hanno ucciso per soldi, perché il genero voleva tutto. Lui non mi piaceva proprio per niente”, ha detto un compaesano. Tra i più indignati, c'è il nipote Giordano che, davanti alle telecamere de La vita in diretta, ha detto senza giri di parole: "Non mi sembra una cosa norrmale rilasciare chi ha ucciso una persona. Non me l'aspettavo che rilasciassero tutti e tre: non hanno mai denunciato la scomparsa di Giuseppe, non dovevano scarcerarli". "È successo quello che non doveva succedere. La speranza un po' di tutti è che sia morto di morte naturale e sia stato messo nel pozzo", ha aggiunto il sindaco.

"Telefonavamo a casa, ma dicevano che lui non c’era o che era a letto", il racconto di un altro amico. "Non saprei proprio dire dove fosse andato. Mio padre aveva problemi di salute e a volte perdeva la memoria. Assumeva anche qualche farmaco", aveva detto la figlia Silvia dopo l'arresto. E su un possibile movente economico aveva aggiunto: "Ma quali soldi? Mio padre non ne aveva, a differenza di mia madre, che ha residenze e terreni".