Pietro Morreale, 21 anni, è stato condannato alla pena dell'ergastolo dalla corte d'assise di Palermo. Il giovane è accusato di aver tramortito e bruciato viva la sua fidanzata Roberta Siragusa,17 anni. Il fatto di cronaca nera si è consumato nei pressi del campo sportivo di Caccamo (Palermo) la notte tra il 23 e il 24 gennaio del 2020. Nel processo, si sono costituti "parte civile" il padre, la madre, il fratello e la nonna e di Roberta, alcune associazioni che si battono contro la violenza di genere e il comune di Caccamo.

Condannato all'ergastolo il fidanzato di Roberta Siragusa

Nella giornata di ieri, mercoledì 12 ottobre, la Corte d'assise di Palermo - accogliendo di fatto la richiesta avanzata nel corso dell'arringa finale dello scorso luglio dal pm di Termini Imerese Giacomo Barbara - ha condannato all'ergastolo Pietro Morreale. Il 21enne, accusato dei reati di omicidio aggravato ed occultamento di cadavere, alla lettura del dispositivo nei suoi confronti non era presente in aula.

La sentenza, arrivata dopo circa 10 ore di camera di consiglio, è stata pronunciata dal presidente della Corte, il giudice Vincenzo Terranova, ed è stata accolta con giubilo dai familiari e dagli amici di Roberta Siragusa (che attendevano il verdetto con addosso una t-shirt con scritto: "Giustizia per Roberta").

Iana Brancato, mamma della studentessa 17enne, ai margini dell'udienza ha commentato commossa: “Non avremmo accettato niente di meno dell'ergastolo". "Per la maniera in cui ha tolto la vita a Roberta - ha proseguito - non deve più averne una sua. Ora continua la nostra battaglia per ottenere piena giustizia. Anche chi lo ha aiutato ad uccidere in quella maniera tanto atroce mia figlia deve pagare".

I genitori della 17enne sono convinti che Pietro Morreale non abbia fatto tutto da solo. Per questo motivo, il pool difensivo della famiglia Siragusa - gli avvocati Sergio Burgio, Giovanni Castronovo, Giuseppe Canzone e Simona La Verde - hanno chiesto ai giudici della corte d'Assise di trasmettere gli atti del processo per poter formulare eventuali ipotesi di falsa testimonianza nei confronti di alcuni testi ascoltati.

I penalisti, da quanto si apprende, riterrebbero alcune deposizioni contraddittorie e celerebbero una eventuale complicità nel delitto.

Roberta Siragusa arsa viva dal fidanzato

Stando a quanto ricostruito dalla procura, Pietro Morreale la sera del 23 gennaio 2020, durante una cena con degli amici, ha litigato con la fidanzata Roberta Siragusa. La coppia, a un certo punto, si era allontanata dalla comitiva e portata nei pressi campetto sportivo di Caccamo. Qui avrebbe proseguito il litigio. Il 21enne, che non riusciva a rassegnarsi al fatto che la ragazza volesse lasciarlo l'ha aggredita. Prima ha tramortito Roberta con un sasso e poi l'ha cosparsa con del liquido infiammabile che aveva nella sua auto; mentre era ancora in vita, poi, le ha dato fuoco e ha caricato i resti sulla sua macchina con l'intenzione di disfarsene, gettandoli in una vicina scarpata.

Gli spostamenti dell'imputato sono stati documentati dalle riprese registrate da diverse telecamere di sicurezza installate nella zona.

Secondo i legali di parte civile, subito dopo il brutale omicidio, il ragazzo ha passato la notte con un amico a giocare alla PlayStation e, forse per crearsi un alibi ha anche inviato alcuni messaggi a Roberta, fingendosi preoccupato. La mattina seguente, ai carabinieri, contraddicendosi, aveva raccontato che la fidanzata si era suicidata. Dopo la lite, a suo dire, si era data fuoco ed era precipitata in un dirupo.

La studentessa 17enne, stando a quanto emerso, durante la sua relazione con Pietro sarebbe stata vittima di oltre 30 episodi di violenza accertata.