Il trapper Jordan Jeffrey Baby – vero nome Jordan Tinti – ha tentato il suicidio nel carcere di Pavia. L’artista è detenuto dall’agosto 2022 con l’accusa di aver rapinato e aggredito, assieme al trapper romano Traffik, un operaio nigeriano, con l’aggravante dell’odio razziale.
Il fatto di cronaca aveva suscitato un certo clamore mediatico l'estate scorsa, anche al di là dell'ambito musicale.
Jordan Jeffrey Baby, parla l'avvocato: 'Ho molta paura per lui'
A raccontare il tentativo di suicidio del 26enne è stato il suo legale, Federico Edoardo Pisani, ribadendo a più riprese di essere concretamente preoccupato per le condizioni di salute mentale e fisica del suo assistito.
"Lo hanno trovato appeso con un cappio al collo", ha riferito, sottolineando poi come il giovane stia "compiendo atti di autolesionismo" ormai da diversi giorni.
"Ho molta paura per lui – ha aggiunto l'avvocato – è allo stremo e non ce la fa più. […] Quando è in TV fa lo sbruffone, in realtà è molto fragile".
Stando a quanto riportato dal legale, a compromettere gravemente la condizione psicofisica di Jordan Jeffrey nel corso delle detenzione sarebbero stati diversi fattori: in primis i problemi strutturai del carcere di Pavia, con “un solo psichiatra disponibile per circa seicento detenuti” e Tinti che avrebbe avuto difficoltà persino ad ottenere una copia della sua documentazione sanitaria.
Il giudice ha rigettato la richiesta di trasferimento agli arresti domiciliari
Ci sono poi le minacce che sarebbero arrivate da parte di altri detenuti e il rigetto da parte del giudice della richiesta di trasferimento agli arresti domiciliari presentata l’11 gennaio 2023.
Nell'istanza, l'avvocato Pisani aveva sottolineato come quella in corso sia per Tinti – in attesa di giudizio da agosto – la prima esperienza detentiva, definendolo "formalmente incensurato" e rimarcando la buona condotta mantenuta durante la permanenza negli istituti di Monza e Pavia.
Dopo il rigetto del giudice è stato presentato ricorso al Tribunale del Riesame, con udienza prevista per il 3 febbraio 2023.
I motivi delle minacce da parte degli altri detenuti
Sempre stando a quanto riferito dal legale, alla base delle minacce ricevute da Tinti sin dall'inizio della sua detenzione – inizialmente concretizzatasi nel carcere di Monza – ci sarebbe l'aggravante dell'odio razziale presente nell'accusa per cui il trapper dovrà rispondere in tribunale.
Proprio per questo motivo l'artista è stato traferito da Monza a Pavia, ma la situazione non sarebbe cambiata. Le intimidazioni da parte di altri detenuti sarebbero arrivate anche a Gianmarco Fagà, vero nome di Traffik.