Ci sono momenti che sono destinati a durare per tutta la vita, momenti che si ripetono nella memoria collettiva e ti fanno sentire per davvero italiano, orgoglioso di esserlo. Anche se il luogo in cui si nasce è solo un caso, quel che è certo che moltissimi italiani negli anni a cavallo tra i '70 e gli '80 si sono sentiti orgogliosi di essere compatrioti di Pietro Mennea, grande atleta e grande uomo scomparso nelle scorse settimane.

"Diciannove e settantadue", docuficion realizzata da Sergio Basso e prodotta dalla Sharoncinema, rappresenta tutto questo, tutti quei momenti in cui noi italiani siamo rimasti con il fiato sospeso a guardare Mennea che tagliava il traguardo, che dava il massimo, che dimostrava al mondo come volere equivalga a potere e il potere significa delle imprese che restano impresse indelebilmente nell'immaginario collettivo.

"Diciannove e settantadue" è stato presentato la scorsa settimana a Lecce nell'ambito del Festival del Cinema Europeo: in una sala del cinema Massimo davvero gremita, si sono alternati i protagonisti di quella che è e resta una docufiction davvero commovente, non solo per il recente lutto che ha colpito l'indiscusso protagonista. Il film, girato con maestria da Basso, ripercorre gli anni della formazione e poi delle vittorie di Mennea, fino all'evoluzione della sua carriera, come giurista e come europarlamentare: ne emerge una figura decisa ma anche a tratti molto autoironica, che partito da una pista inadeguata, ad allenarsi in quel di Barletta, quando era giovane, è riuscito invece a compiere imprese straordinarie che fanno sognare.

E quel bambino che incarna Mennea per la durata di tutto il film, quel bambino che corre contro una Porsche sui 50 metri e vince, è la parabola di quel fanciullo che è rimasto sempre nel cuore di Mennea, perfezionista fino al midollo ma anche la dimostrazione di come i sogni si avverino se uno ce la mette tutta. Guardando questo film è impossibile non farsi scappare una lacrima, tanto è pregno di contenuti. Mennea era un uomo amato da tutti quelli che l'hanno incontrato. E guardando questa pellicola si capisce benissimo perché: il film è una testimonianza da tramandare giustamente ai posteri.