Educare è difficile e l'educazione oggi trasmessa assume un significato che tende "all'oblio e alla banalità", dice l'autore del testo sociologico. Assistiamo a maleducazione, aggressività trasgressiva, immaturità, mancanza di valori, frutti di ruoli di genitori in crisi e di un sistema educativo istituzionale che in buona parte rinuncia a incidere nel tessuto delle nuove generazioni. Nel percorso educativo bisogna contrastare il vuoto esistenziale e riprendere il valore dei termini quali ordine e disciplina per ricalibrare il significato dell'educare attivamente con profitto ed efficacia.

Alla base esiste una mancanza di ordine e disciplina collettiva e tra le stesse mura domestiche le funzioni pedagogiche sono saltate in nome di una libertà assoluta pretesa senza merito. Per l'autore Vittorio Andreoli, psichiatra italiano, e studioso dei fenomeni sociali adolescenziali, il fallimento dell'educazione è l'espressione di un malessere familiare diffuso con conseguente inquietudine interiore e ribellione comportamentale. Educare i figli è divenuto arduo, difficile, impresa quasi impossibile che può diventare possibile, secondo l'autore, se fosse riscoperta più unità tra i genitori, responsabilità nella conduzione dei compiti genitoriali e partecipazione coordinata tra tutte le figure di riferimento che influenzano il giovane (nonni, assistenti domiciliari, insegnanti, parenti e amici e altri).

Per riuscire a ottenere un percorso evolutivo in sintonia con la visione educativa più utile per l'educando, "trasformare un figlio in un uomo o donna" capace di affrontare l'esistenza, bisogna uscire dall'ignoranza emotiva e comprendere le sfumature dei sentimenti che affollano il processo della crescita. L'amore va donato, offerto per scaldare le menti e con il quale valorizzare le "memorie private" e riscoprire il patrimonio storico racchiuso in ognuno di noi che influenza il percorso evolutivo (involutivo) del singolo individuo.

L'autorevole autore crede nell'educazione e scrive questo libro per offrire spunti ai genitori e agli educatori in merito alla possibilità di ripensare e rimodellare in un'ottica di pronunciato benessere dell'agire ordinato e educato, la funzione formativa della scuola, famiglia, dei luoghi associativi e società intera. L'educazione è preminente per il progresso collettivo e va intesa nel concetto allargato di auto-formazione, raccolta personale d'istruzioni per crescere e rispondere con adeguata flessibilità alle sfide della vita, miglioramento del pensiero critico e della cultura del proprio agire personale e sociale, cortesia nel saper ringraziare gli altri, compostezza nel dialogo e nell'interazione col partner o la prole, civile agire nell'ambiente che si frequenta e rispettando regole di buona convivenza comunitaria.

Troviamo spesso pessimi esempi educativi attraverso i quali il messaggio recepito è fare ciò che piace e pare senza rendere conto a nessuno, subito tutto e senza aspettare, "eiaculando precoci desideri" continuamente e senza contegno. È sempre utile leggere Libri come quello citato per non dimenticare l'importanza di dare contenuto al termine "educazione" che inizia in famiglia, passa per la scuola e poi torna al singolo che ha il compito di completare il percorso della sua conoscenza interiore e del miglioramento continuo. Educare all'azione è la sfida di oggi e farlo bene è un arduo compito da svolgere su se stessi e sugli altri.