Libertà senza limiti, sfrenato consumismo, egoismo collettivo, insignificante "bene comune" e politica paralizzata e inconcludente sono per il sociologo Z. Bauman, autore del libro "La solitudine del cittadino globale", elementi che procurano sfiducia collettiva, solitudine e senso di precarietà pervasiva che uccide la speranza.

Le rassicurazioni dei governi non sono efficaci, manca lo spazio di azione ed espressione collettiva e l'impegno generale coordinato capace di rimodellare in positivo la libertà individuale. Per Bauman l'uomo di oggi ha bisogno di tornare a ritrovare il suo giusto spazio in società interrogandosi sui problemi che lo affliggono e ripensare le sofferenze in ottica di condivisione proficua con gli altri all'interno di un fare comune civico e politico.

La solitudine fa paura, crea ansia e insicurezza e per contrastarla molti la scansano ottundendosi con distrazioni e impegni compulsivi che rilasciano tossine di vuoto esistenziale. Conformismo, globalizzazione dei consumi e delle comunicazioni, riduzione dei tempi nell'avanzare del progresso non procura nell'uomo un aumento della felicità sociale.

Nell'intelligenza collettiva c'è una triste libertà umana senza controllo, vuota a tal punto che come schegge impazzite "crediamo con uguale fermezza di non poter fare molto per cambiare il mondo" e in cuore percepiamo inutile e vano impegnare le forze collettive per "produrre un cambiamento" ragionevole e possibile. L'umanità è incapace, secondo l'autore, di "immaginare un mondo migliore e di far qualcosa per migliorarlo", e sembra anche che la libertà generata è distorta poiché procura frustrazione e impotenza nelle "persone libere nelle questioni che le riguardano".

Perché si continua a vivere immersi in segnali poco coerenti tra loro? In quale modo sopportiamo l'incoerenza e le contraddizioni? Perché siamo e ci manteniamo volutamente distratti e disattenti senza preoccuparcene affatto? Desideriamo ancora crogiolarci nell'ignoranza e nell'inconosciuto? Perché pensiamo a gettare la spugna senza combattere?

Sono tutte domande lecite da porsi mentre si legge il libro. L'autore parte da ciò che c'è da sapere sulla libertà dell'individuo, sull'impotenza acquisita, sui fragili ponti comunicativi tra pubblico e privato, ansie e tormenti privati.

Per l'autore, la "socialità è incerta, ricerca in modo vano un punto fermo cui appigliarsi, un traguardo visibile a tutti su cui convergere" e con questo modo di fare procura caos, confusione e vaghezza, "orge di compassione e carità e aggressività smisurata".

Nella solitudine globale si consumano a sprazzi occasioni di gioia collettiva e "fiammate di fratellanza" e quando tutto finisce presto ci si ritrova soli e il mondo comune ridiventa buio.

Per Bauman la soluzione a tutto questo è "lo spazio in cui problemi privati si connettono in modo significativo per sollevare gli individui dalla miseria subita privatamente". Bisogna recuperare il senso del bene comune, "società giusta" e "valori condivisi". Bisogna abbandonare il senso comune di un agire con "tentativi di giustificare la resa". La solitudine di oggi è di un "uomo che non sa promettere (a sé e agli altri) niente di diverso". La sintesi del pensiero dell'autore è: "Sicurezza insicura", "certezza incerta", "incolumità a rischio"; manca visione, condivisione e responsabilità comune.