La galleria Vittorio Emanuele II di Milano costituisce un imponente passaggio coperto, collegante Piazza della Scala e Piazza Duomo, nonchè i due percorsi di via Pellico e via Foscolo. Progettata nel 1863 dall'architetto Giuseppe Mengoni, in stile eclettico, la grande struttura fu ingentilita da lunette e lesene, cariatidi e grottesche, nonché arricchita dalle sculture del milanese Pietro Magni. Di impostazione ingegneristica d'avanguardia al tempo, e forte delle 353 tonnellate di ferro, dei 196 metri di lunghezza - al braccio più lungo - e di 47 metri di altezza, la Galleria divenne ben presto lussuoso luogo di commerci e frequentato "salotto urbano".
Vittorio Emanuele II pose la prima pietra del cantiere, nel 1865; dodici anni dopo, il complesso vide il proprio completamento. Mengoni vi morì precipitando dalla cupola, nel corso d'una ispezione, il 30 dicembre del 1877; pochi giorni più tardi, scomparve anche il re Vittorio Emanuele II. Salotto intellettuale per antonomasia, luogo di numerosi episodi politici e di eventi culturali di rilievo, la Galleria fu colpita dai bombardamenti aerei alleati, nell'agosto del 1943. L'intero sito subì un intervento di restauro negli anni Sessanta, comprensivo del rifacimento della pavimentazione. Lo splendido Ottagono della cupola è stato spesso utilizzato dal comune di Milano per mostre tematiche di illustrazione urbanistica.
Oggi, restauratori di rinomata competenza e tecnici di comprovata esperienza stanno battendo il tempo per riportare ai fasti artistici e strutturali di un tempo l'imponente struttura, in prossimità dell'Expo 2015. Quattro splendide facciate conformano la Galleria, costituendo la superficie d'intervento migliorativo di una vera gemma edilizia della capitale economica d'Italia.
Le lunette dell'Ottagono furono realizzate dai pittori Casnedi, Pagliano, Giuliano e Pietrasanta, che eseguirono "a fresco" quattro dipinti allegorici raffiguranti Africa, America, Europa e Asia. Nel 1921, i dipinti furono sostituiti da mosaici. L'intervento pubblico attuale consta d'un valore di circa 3 milioni di euro; su di esso, sovrintende l'architetto Angelo Vanenti.
Dopo l'inaugurazione del 1874, una violenta grandinata distrusse l'intera vetrata della copertura, rovinando irrimediabilmente le statue collocate. Resistettero le cariatidi e i telamoni in cemento, in funzione decorativa del primo ordine di finestre. L'intervento in corso ha richiesto l'allestimento di un'imponente struttura mobile, indispensabile alla rimozione delle conseguenze rovinose d'ogni agente chimico e atmosferico. 2.800 giorni di lavoro e 2 squadre di restauratori sono stati previsti per riportare allo splendore primigenio i 13.500 mq di facciate e di numerosissime decorazioni. L'azienda Gasparoli per le attività di restauro e la Pergassi per il ponteggio assicurano, con gli architetti Daniela Fiocchi e Roberto Baciocchi, la qualità del ripristino.
L'Ottagono centrale reca tuttora sul pavimento il mosaico con lo stemma di Casa Savoia; ai lati, presenziano quelli relativi alle città che furono Capitali, in epoche diverse del Regno d'Italia: Milano, Torino, Firenze e Roma. Così la cupola neoclassica dell'ottagono, in muratura, vetro e ferro attende con premura di riaccogliere i suoi visitatori, rinnovando le funzioni di ospitalità di uno dei più dinamici contesti urbani d'Europa.