Negli anni '80 fu il simbolo del new progressive e con i Marillion pubblicò dischi di grande levatura come "Script for a jetser's tear" e "Fugazi", che ridiedero vigore a un genere musicale molto in voga nel decennio precedente, ma che a partire dal 1977 aveva iniziato ad arretrare sotto i colpi del punk. Nel 1985 con l'album "Misplaced childhood" la band ottenne un grande successo di pubblico, grazie anche al traino di un singolo indovinato come "Kayleigh".
Lui si chiama Derek William Dick, ma per tutti è solo Fish, il pesce. Mercoledì 26 novembre tornerà a Milano, al Forum di Assago, per una data molto attesa dai fan del cantante scozzese, che in Italia ha ancora un buon numero di fedelissimi pronti a seguirlo sempre e comunque, pur tra alti e bassi.
Sì perché Fish, dopo aver abbandonato i Marillion, ha avuto una carriera altalenante durante la quale ha toccato ancora vertici elevati - soprattutto con il primo ottimo album, "Vigil in the wilderness of mirrors" - ma ha attraversato anche momenti di calo artistico, in parte coincidenti con alcune difficoltà personali. Ora però Fish, forte del suo grande carisma, si ripropone a Milano davanti al vecchio pubblico proprio nel contesto in cui non si è mai sentito - è proprio il caso di dirlo - "un pesce fuor d'acqua". In questo The moveable feast tour il cantante scozzese alternerà brani della sua carriera solista con i pezzi storici dei Marillion, per la gioia di tutti gli appassionati del progressive.
Sembra ieri che Fish e i Marillion irruppero sulla scena per la felicità di chi si sentiva "orfano" di una musica destinata, secondo alcuni, a sparire. E che vedeva anche in alcuni gruppi storici, a cominciare dai Genesis, dei bruschi cambiamenti di rotta per adattarsi ai nuovi suoni degli anni '80. Sembra ieri che una ristretta cerchia di fan iniziarono ad acclamarli, anche qui in Italia, fino a ritrovarsi in numerosa compagnia dopo la pubblicazione di "Misplaced childhood". Sembra ieri, ma sono passati trent'anni. E c'è da scommettere che al concerto di Fish, sulle note di "Script for a jester's tear", qualche lacrima di nostalgia scivolerà sul volto di ormai attempati "menestrelli", sempre più lontani dalla loro "childhood".