Quando si parla di Auschwitz vengono in mente le testimonianze scritte da Primo Levi e Anna Frank. Primo Levi fu deportato ad Auschwitz ai primi mesi del 1944 con altri ebrei italiani dal campo di concentramento di Fossoli. La mostruosa esperienza del lager nazista, chiamato campo di lavoro, ma in realtà campo di sterminio, gli suggerì Se questo è un uomo, uno dei Libri più alti della letteratura europea ispirata ai campi di concentramento.

In queste pagine Primo Levi ci mostra un mondo infernale, in cui tutto è desolazione e squallore, in cui si lotta per "mezzo pane" e si muore "per un si e per un no".

Il lager è regolato da meccanismi spietati: poche ore di sonno e poi veloci verso le latrine e il lavatoio. Il ritmo è svelto, perché inizia la distribuzione del pane nominato in tutte le lingue che si parlano nel lager, popolato di prigionieri di ogni paese. Il lavatoio è un posto poco desiderabile. L'acqua non è potabile, ha un odore nauseante, le pareti sono decorate di pitture murali, che hanno lo scopo di insegnare ai prigionieri come devono comportarsi. Il rapido e distratto sguardo di un sottufficiale delle SS, basta a decidere chi deve continuare a vivere la vita nel lager, chi dovrà passare alla camera a gas. Anche Dio è assente nel lager: è stato distrutto insieme con l'immagine dell'uomo.

  

Anna Frank e il suo diario  

Nel 1933 inizia in Germania la persecuzione razziale. La famiglia ebrea Frank, composta dalla ragazza tredicenne Anna Frank, dalla sorella maggiore Margot e dai loro genitori, si trasferisce ad Amsterdam, ma nel 1940 i nazisti occupano l'Olanda e anche lì cominciano i rastrellamenti degli israeliti.

Nel luglio del 1942, i Frank insieme ad amici, trovano alloggio in un nascondiglio segreto, aiutati da alcuni conoscenti che li riforniscono di viveri. Vi rimangono 2 anni, finché il 4 agosto 1944 la polizia tedesca li scopre e li deporta in un campo di concentramento di Bergen-Belsen dove muoiono  tutti, tranne il padre di Anna.

Finita la guerra, nel nascondiglio sarà ritrovato il diario tenuto dalla ragazza in forma di lettere, scritte all'immaginaria amica Kitty.

Queste pagine commuoventi ed ingenue, seppure rivelatrici di una precoce maturità, sono pubblicate nel 1947 col titolo La retrocasa. In queste lettere traspare il desiderio sconfinato di vita, di allegria, mentre la tragedia che incombe, sembra persino proibire i sogni e gli entusiasmi irripetibili della giovane Anna Frank.

Anna Frank e Primo Levi testimoni dei campi di sterminio

Primo Levi e Anna Frank con le loro testimonianze hanno narrato la tragedia che li hanno visti protagonisti. Con i loro scritti autobiografici, gli autori sono riusciti a descrivere, con accenti di cristiana rassegnazione e con incisiva semplicità di linguaggio, le indicibili sofferenze patite. Non viene espresso esplicitamente, ma in queste opere si avverte l'atto di accusa contro le violenze subite dal regime nazista.