In questa Milano convulsa e pulsante nei giorni che preparano l'inaugurazione dell'Expo e le manifestazioni relative alla Fiera del Mobile è possibile, in via Manzoni, ed esattamente nella Gam ( Centro Studi per l'arte Moderna e Contemporanea) Manzoni fermarsi un istante e godere, attraverso una collezione piccola ma interessante, di immagini di un'Italia che non c'è più ma che pure è stata immortalata da pittori come Boldini, Segantini, Zandomeneghi, Lojacono, Vincenzo Irolli, Fattori, Telemaco Signorini, De Nittis ed altri.

E' l'Italia preindustriale ovviamente, quella che questi pittori fissano sulla tela, con scene di vita di costume, nobildonne e lavandaie, domestiche che si attardano a contemplare pannelli di affreschi di Pompei già in decadimento, con accanto la cesta dei panni da lavare, o nurse che si prendono cura del pargolo accanto alla mamma nobildonna ricoperta di vesti lucenti.

L'Italia delle due classi, da una parte la nobiltà in ascesa o decaduta, dall'altra il ceto popolare che si arrabatta come sempre per pulire le case dei signori. La mostra, dal titolo "Da Boldini a Segantini riflessi dell'impressionismo in Italia", rimarrà aperta sino al 28 giugno, ma ripeto visitarla in giorni così convulsi produce sull'animo del visitatore un certo effetto.

La galleria ha presentato nel mese di dicembre quadri di Boldini appartenenti a collezioni private, opere tutte magnifiche e lussureggianti, questa volta invece a prevalere sono i pittori del realismo e della rappresentazione calligrafica della natura. All'ingresso domina un quadro del 1919 di Zandomeneghi intitolato "La Lettera", ma per chi ha negli occhi lo stesso tema raffigurato da Boldini, la differenza è notevole.

La dama in questione è una fanciulla vestita con abiti borghesi, il volto guarda assorto verso il lettore, ma non ci sono né le spalle sensuali, né tanto meno il gioco della veste serica che muoveva dal vitino di vespa della dama e copriva con uno strascico solenne metà del salone marmoreo (come si vedeva nell'omonimo quadro del Boldini).

C'è un quadro di Filippo Palizzi dal titolo "Scavi di Pompei" del 1870 e il notissimo "Alpe di Maggio" di Segantini, e davvero, benché si sia nel cuore di Milano, grazie all'Arte di Segantini il visitatore è immediatamente trasportato sulle latitudini alpine, e inondato dalla luce e dal colore che la montagna sa regalare ai suoi estimatori.Ma poi quando stai per uscire, quel "Golfo di Palermo" di Lojacono, pittore di scuola napoletana, vissuto poi in Sicilia, ti attrae per la capacità di ritrarre un mare calmo come l'olio ed un golfo dalla natura intatta e incantata come poteva essere negli anni della rappresentazione pittorica.

La mostra si divide nelle seguenti sezioni: I Macchiaioli, Gli Italiani a Parigi, Sicilia, Venezia e i Veneziani, Dalla Scapigliatura al Divisionismo, Napoli. Ma poi se ti affacci alla Bottega Antica, una galleria vicina, scopri due Boldini (un ritratto a matita del 1909; e il ritratto di Lady Nanne Schrader nata Wirburg del 1903) e anche lì uscendo una straordinaria "Vista di Capri" di Carlo Brancaccio che costa appena 100.000 euro. E' finita? Ebbene, posi l'angolo a destra della "Vista di Capri" ed ecco l'abbacinante "Distendendo panni al sole" (1916) di Angelo Morbilli.