Al centro della storia troviamo uno dei più originali eroi creati dall’incredibile mente di Stan Lee, non solo per quello che riguarda i poteri usati, il rimpicciolimento con l’aumento esponenziale della forza e la capacità di comunicare con le formiche, ma soprattutto dal punto di vista umano. Qui siamo ben lontani dalle surreali virtù che caratterizzano la maggior parte degli eroi Marvel, ma siamo di fronte ad una persona normale, che ha fallito nella vita macchiandosi di qualche crimine e che non è riuscito ad essere un buon padre di famiglia.

Nel profondo però è una persona fondamentalmente buona che cerca un riscatto. Per alcuni versi può ricordare un po’ Peter Parker di Spiderman.

La pellicola porta con sé una comicità e un’ironia non certo nuova in casa Marvel, ma raramente è stata così ben inserita nel contesto della storia. Anche se ci troviamo davanti ad un personaggio non molto conosciuto, l’eroe a livello fumettistico ha un background davvero corposo. Il film, grazie ad un espediente narrativo, riesce a mostrare le due identità di Ant-Man: Henry Pym, il primo Ant-Man e inventore della tuta che permette di rimpicciolire e Scott Lang, il protagonista dell’opera. Pym è interpretato da un Michael Douglas in grande forma che ricoprirà il ruolo di mentore ed ex eroe.

Il film è costruito con una fase iniziale di “formazione dell’eroe” per nulla noiosa e anzi parecchio avvincente, per poi passare alla fase da “spy-story" in cui Ant-Man dovrà riuscire a compiere la sua missione di infiltrazione.

Trailer

L'uomo-formica convince e diverte

Il modo in cui si passa dal “mondo normale” a quello “microscopico” è davvero ben congegnato, creando situazione convincenti e avvincenti.

Mi viene in mente la scena in cui il nostro supereroe si troverà ad affrontare un “duro” scontro tra i binari di un treno. Una situazione “drammatica” e surreale visto che il mondo era in “modalità formica” ed il treno era solo un giocattolo circondato da altri centinaia di oggetti infantili che si possono trovare nella stanza di qualsiasi bambino, generando un effetti visivo davvero esilarante nel momento in cui la regia ci riporta ad una prospettiva “normale”, mostrando come tutto quello che si era visto erano solo una serie di giocattoli.

Negativo invece il personaggio villain Darren Cross (Corey Stoll), la sua caratterizzazione è infatti molto scarna e banale risultando alla fine poco incisivo. Il Calabrone è solo la nemesi di Ant-Man, non lasciando trasparire una personalità ben definita. Fortunatamente questo aspetto negativo è mitigato da tutto il “contorno” che è davvero ben riuscito.

Ant-Man è un film davvero ben realizzato, che ci racconta una storia di un uomo e di un supereroe “piccolo”. Un classico film delle origini, in cui viene narrata la genesi di quella che sarà sicuramente una pedina importante delle prossime produzioni Marvel.