Lo chiamano il Don Chisciotte dell’Arte. Oggi ha 78 anni, vive a Crespina (in provincia di Pisa), dove in due ville caveau custodisce un patrimonio di oltre 20mila opere, messe insieme a partire dalla fine degli anni ’50. I Macchiaioli, artisti innovatori dell’Ottocento toscano, sono sempre stati oggetto particolare del suo interesse per l’arte, come lo è Amedeo Modigliani, alle cui vicende non smette di intervenire, soprattutto da quando, nel 1984, Carlo Pepi fu il primo critico a dichiarare la falsità delle famose tre teste ripescate dai fossi di Livorno, fonte di una beffa che fece il giro del mondo.
Con altrettanta determinazione, Pepi ha sempre sostenuto, invece, l’autenticità di altre tre teste venute fuori, sempre a Livorno, nel 1991 e tuttora conservate in un luogo segreto. Carlo Pepi è stato anche il fondatore dell’Istituzione Casa Natale Modigliani, ove creò un centro studi e organizzò varie mostre. Ha fatto parte degli Archivi Legali Modigliani, ma nel 1990 si dimise e lasciò la Casa Natale di Modigliani, non condividendo l’attribuzione di autenticità delle opere.
"Ho sempre vinto e mie battaglie"
La lotta contro i falsi di Modigliani è sempre stata un suo cruccio e anche stavolta, nell’occasione della mostra in corso ad Arezzo non ha mancato di far sentire la sua voce, sostenendo la non autenticità dell’opera esposta in locandina, ove Pepi rinviene la mano di un falsario: “Modigliani – afferma il collezionista toscano - si rivolterebbe nella tomba a vedere quel disegno; lui aveva un tratto elegantissimo, tridimensionale, mentre quel disegno è fatto e rifatto, non ha profondità e presenta dei gesti fuggitivi che sono la firma del falsario.
Finora sono stato fortunato in arte, perché ho sempre vinto le mie battaglie, gli artisti mi proteggono. Sono stato sotto inchiesta per tante volte, e ho vinto l’unico processo a cui sono stato sottoposto. Spero che anche in questo caso la verità venga fuori”.