Modigliani sì o Modigliani no? E’ un refrain che si rinnova e ogni volta genera sconforto in chi vorrebbe solo che si lasciasse in pace l’opera di un artista di immensa caratura. Nel 2020 cadrà il centenario dalla sua scomparsa e in vista di quella attesa ricorrenza, l’Istituto Amedeo Modigliani ha intrapreso un programma di divulgazione della vita e dell’opera del maestro livornese. Ne fa parte la mostra in corso alla Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Arezzo, inaugurata lo scorso 6 dicembre e prorogata fino al 6 febbraio. Arte, storia e tecnologia si incontrano in un’esposizione che ha il merito di tenere viva la memoria di Modigliani, ma fa parlare di sé anche per la vicenda legata all’autenticità di alcune opere esposte.

La mostra: “Gli amori di Modì”

La mostra, promossa dall’associazione culturale Editebro in collaborazione con il Comune di Arezzo e l’Istituto Amedeo Modigliani, costituisce la prima tappa di un percorso che si tradurrà, nel 2020, in una grande esposizione delle 322 opere attribuite a Modigliani secondo Ceroni. Già presentata a Napoli, l’esposizione in corso ad Arezzo conta oltre 40 opere realizzate con tecnologie innovative che consistono in fedeli riproduzioni di quadri dell’artista, trasferite su speciali pannelli retroilluminati. Vi sono poi alcune riproduzioni in bronzo di statue di Modigliani e due disegni originali: “Cariatide blu” (1912) e “Donna accovacciata” (1919), appartenenti alla Rosini Gutman Collection.

Oltre a panelli con foto e testi, gira un filmato con i video delle canzoni dedicate a Modì, mentre una sezione è dedicata ai bambini, dando loro la possibilità di creare il proprio ritratto “alla Modigliani”. Insomma, chi va ad Arezzo non si aspetti di trovare i capolavori originali del maestro, ma per lo più le sue riproduzioni, come richiamo al percorso di avvicinamento di qualcosa di più grande che accadrà nel 2020.

La polemica: Carlo Pepi attacca, Rosini va per le vie legali

Nella locandina della mostra è riportato un disegno, che peraltro non è finito in mostra come invece previsto, con il ritratto di Hanka (moglie del mercante d’arte Leopold Zborowski), anch’esso appartenente alla collezione Rosini – Gutman. Quando lo ha visto, il noto collezionista e critico Carlo Pepi, ne ha denunciato la non autenticità: “Quel disegno – dichiara - è fatto e rifatto, non ha profondità e presenta dei gesti fuggitivi che sono la firma del falsario”.

In un post pubblicato sula sua pagina Facebook in data 15 gennaio, lo stesso Pepi afferma: “Ho avuto la disavventura di andare a vedere la mostra in corso ad Arezzo; come temevo, non ho visto neppure un'opera autentica. Ho visto riproduzioni derivate da disegnetti addirittura non autentici, come dire quindi, falso su falso, ivi comprese le diverse sculture in bronzo presenti che all'Artista non è mai venuto neppure lontanamente nella mente di fare. Una parte di queste sculture, dei disegni eseguiti da una mano molto distante da quella di Modigliani e le riproduzioni di questi disegni, dopo una interminabile serie di mostre, di cataloghi, di archiviazioni, non è che ora sono diventati autentici, ma bensì in parte hanno già subito un sequestro ed il capo degli Archivi è stato arrestato, ma moltissime opere di questi inguardabili falsi continuano impunemente a circolare in aste, in vendite televisive, in mostre come questa di Arezzo”.

Se il curatore della mostra aretina Romano Boriosi si limita a un prudente “no comment”, il direttore della Rosini Gutman Gianfranco Rosini ha smentito le parole di Pepi in sede di inaugurazione dell’esposizione, quindi ha proceduto con una denuncia: “C’è un’azione legale in corso nei confronti di Carlo Pepi. Quelle opere vengono esposte da tanto tempo e sono ritenute autentiche”. La replica di Pepi: “La denuncia? Rosini mi ha minacciato di farla, ma non mi è ancora arrivata. Per me quelle opere sono false e se verrò inquisito lo proverò. Io sono una persona seria, non vendo fumo e ho sempre fatto le mie battaglie”.