La censura su Facebook è molto attenta. Soprattutto per quel che riguarda i contenuti a sfondo sessuale. Le regole di Facebook prevedono la rimozione di fotografie che mostrano genitali o glutei, e stop anche ai seni femminili se si vedono i capezzoli, eccezion fatta per l'allattamento. Accade però, a volte, che il controllo sia un po’ troppo scrupoloso, con la conseguenza che l’eccesso di zelo sfoci in situazioni imbarazzanti o al limite del ridicolo. Emblematici sono alcuni recenti casi di rimozione di immagini pubblicate.

Il Philadelphia Museum of Art e il gelato troppo esplicito

Il Philadelphia Museum of Art aveva pubblicato sulla propria pagina facebook un dipinto raffigurante una donna che leccava un gelato e il social network ha rimosso l'immagine con la motivazione che "conteneva un ammontare troppo elevato di pelle o contenuto allusivo”. Il quadro era “Ice cream” dell’artista belga Evelyne Axell, un dipinto cheche ben rappresenta lo spirito caratteristico della rivoluzione sessuale degli anni '60. Forse che Facebook miri con le sue politiche censorie alla controrivoluzione? Comunque,il museo ha pubblicato nuovamente l’immagine sulla propria pagina spiegando l’accaduto e ricevendo migliaia di like. L’immagine è ancora lì.

La sirenetta nuda e l'origine del mondo

Un po’ di tempo prima, una politica danese, Mette Gjerskov, si è vista rimuovere un proprio post in cui pubblicava nientepopodimeno che una foto della sirenetta(simbolo di Copenaghen) che indubbiamente un po’ nuda è e si vede anche il seno con i capezzoli, ma certamente siamo un po’ lontani dal definirla una immagine pornografica.

Ad un 57enne francese le cose sembra stiano andando diversamente. Frederic Durand-Baissas nel 2011 ha pubblicato la foto del quadro di Gustave Courbet “l’origine del mondo” esposto al Museo d’Orsay a Parigi e raffigurante una vagina in primo piano. Facebook ha rimosso il post e sospeso l’account dell’utente francese, il quale non è stato con le mani in mano e ha ben pensato di ricorrere al tribunale per attentato alla libertà di espressione,chiedendo la riattivazione del proprio account nonchèla somma di 20.000 euro di danni.

Gli avvocati del social network di Mark Zuckerberg sostengono che il contratto di adesione a Facebook prevede che il solo tribunale di Santa Clara in California sia competente per tutte le cause, ma il 12 febbraio scorso un tribunale francese ha sentenziato che il colosso americano potrà essere portato in giudizio anche in Francia.

Insomma, quel che appare chiaro è che il social network più utilizzato, che giustamente cerca di evitare che le proprie pagine diventino una succursale di youporn, forse dovrebbe vagliare con più attenzione le segnalazioni degli utenti, soprattutto considerando che tra leproprie linee guida lo stesso Facebook esclude dalle “immagini inappropriate” le fotografie di dipinti, sculture o altre forme d’Arte che ritraggono figure nude.

Quel che consola, se vogliamo, è che se Zuckerberg fosse stato a capo del cerimoniale di Palazzo Chigi,in occasione della visita del presidente dell'IranRouhani, forse anche lui avrebbe coperto le statue dei musei capitolini. O no?