Sono la TortArt di Carrara, specializzata nel campo della robotica e della scultura e La D-Shape di Cascine di Buti in provincia di Pisale due aziende italiane che, nell’ambito di un progetto dell’Institute for Digital Archaeology (IDA) in collaborazione con l’UNESCO, l’University of Oxford, il Museo del Futuro di Dubai e il Governo degli Emirati arabi, hanno ricostruito l’arco di trionfo di Palmira. Il capolavoro dell’arte romana era stato distrutto dall’Isis dopo la conquista nel maggio 2015 del famoso sito archeologico siriano e dopo aver ucciso il responsabile, l'eroicoottantaduenne archeologoKhaled Asaad.

L’opera sarà esposta a Trafalgar Square

L’opera realizzata per il 70 % con materiale proveniente dalle cave di Carrara (blocchi marmorei e pietra arenaria) è stata eseguita mediante metodi computerizzati e stampanti 3D.

I modelli sono stati eseguiti su immagini tridimensionali acquisiti nell’ambito del progetto di documentazione fotografica “The Million Image Database” che ha come scopo documentare, con milioni di scatti in 3D, il patrimonio archeologico a rischio in tutto il Medio Oriente e il Nord Africa.

La riproduzione sarà esposta il prossimo 19 aprile a Trafalgar Square a Londra e dopo sarà presentata negli Stati Uniti, precisamente a New York. Un’altra replica a grandezza naturale verrà prodotta una volta che il progetto si sposterà in Siria e ulteriori copie di monumenti verranno realizzate quest’anno e nel 2017, riferiscono i promotori.

Proseguono le valutazioni dei danni ai monumenti

L’attuale direttore delle antichità sirianeMaamoun Abdulkarim al termine del primo sopralluogo alla Palmira appena strappata a Isis aveva giudicato l'antica città di 4.000 anni in condizioni migliori di quanto avesse temuto.

Aveva anche espresso il desiderio di discutere con le Nazioni Unite di come ricostruire la parte occidentale della cittadella, quella che ha subito più danni, tra cui itempli di Bel e Baal Shamin.

Nel frattempo la comunità archeologica internazionale, tra cui gli esperti italiani e quelli dell’Hermitage di San Pietroburgo facenti parte dei Caschi Blu della Cultura, sta proseguendo le valutazioni dei danni al sito romano della città siriana.

La realizzazione di un sogno

La Prof.ssa Maria Teresa Grassi del dipartimento Beni Culturali e Ambientali dell’Università di Milano, studiosa della antica città romana e anima del “Progetto Palmira”, frutto della collaborazione tra l’università milanese e la direzione siriana delle Antichità e dei musei di Damasco, avevano già valutato la possibilità di ricostruire i monumenti distrutti utilizzando la mega stampante 3D messa a punto da Massimo Moretti e presentata a Roma nell’ottobre 2015. Quest’opera sembra essere la realizzazione del suo sogno, oltre a essere una speranza per ridare, seppure in copia, alla Siria e al mondo questo importante patrimonio culturale.