Avete fatto caso a quante volte, soprattutto ultimamente, i politici di ogni schieramento, senza distinzione di partito e ideologia, facciano ricorso alla parola "buonsenso"? Ne sembrano improvvisamente tutti esperti, ma verrebbe da chiedersi come mai questa improvvisa riscoperta del termine buonsenso e se, soprattutto, venga utilizzato correttamente.

La colpa o il merito sarebbe di un libricino, un saggio filosofico d'altri tempi, la cui lettura pare stia incuriosendo molto i professionisti non solo della politica, ma anche delle professioni (il testo sarebbe molto amato fra gli avvocati, per esempio, ma anche tra gli insegnanti di scuola).

Ma di cosa si tratta? Si intitola "Etica del Buonsenso" ed è l'ultimo saggio del giurista Salvatore Primiceri, già autore di numerosi saggi sui temi dell'etica nella comunicazione e nelle professioni giuridiche e formative.Il libro, un tascabile maneggevole e scritto con un linguaggio chiaro e facile da comprendere anche da chi non mastica di filosofia e diritto, è un manifesto etico di cosa significhi avere e usare il buonsenso nella vita e nel lavoro.

Un pizzico di buonsenso nella vita e nel lavoro

Secondo l'autore il buonsenso, parola abusata e utilizzata spesso a sproposito, è un elemento innato dell'essere umano ma che, se non esercitato, svanisce nel tempo a causa di inclinazioni egoistiche, calcoli utilitaristici, ma anche e soprattutto per via dei contesti educativi e sociali in cui una persona sviluppa la propria personalità e le proprie idee.

Spesso si tratta di contesti legati a schemi sociali e modelli rigidi che minano l'autonomia di pensiero. Anche la scuola è un contesto dove purtroppo gli schemi formativi spesso obsoleti non aprono le menti alla libertà e alla creatività dei ragazzi. Viviamo quindi per il "meno peggio" pensando di essere felici lasciandoci così andare all'abitudine, alla conservazione dello "status quo" e alla pigrizia mentale che ci impedisce di aprirci al cambiamento.

Da qui l'incapacità di trovare soluzioni adeguate ai problemi del nostro tempo, causati a loro volta proprio dalla mancanza di indipendenza, imparzialità, creatività e anche una dose di coraggio e ironia.Il buonsenso deve accompagnare il percorso razionale di un individuo dall'intenzione all'azione fino alla previsione delle conseguenze del suo modo di comunicare e di agire.

L'appassionante lettura ci spiega come recuperare i valori impliciti al buonsenso, dall'onestà alla capacità di mediare, dal saper essere imparziali al saper ascoltare gli altri fino al non giudicare. Ma l'uomo di buonsenso è colui che è in grado di stare bene innanzitutto con se stesso per affrontare con equilibrio, correttezza e giustizia le relazioni sociali e le responsabilità del proprio lavoro.

In questo brillante testo ci troveremo accompagnati in un viaggio in cui i protagonisti sono i filosofi antichi e moderni, da Socrate a John Rawls, da Marco Aurelio a Jeremy Bentham e tanti altri, i quali hanno contribuito nei secoli a sviluppare il concetto di "pensare ed agire per il bene comune" e per il "raggiungimento della felicità" individuale, ma soprattutto collettiva.

Eh sì perché è proprio la felicità una delle conseguenze dell'azione di buonsenso.Speriamo quindi che i politici sappiano davvero comprenderlo oltre che leggerlo e fare sfoggio della parola in ogni dibattito televisivo.

Il libro è edito da PE Editore e ha un costo di 12 euro.