Igor Mitoraj é nato il 26 marzo 1944 a Oederan (Sassonia) ed é morto a Parigi il 6 ottobre 2014, perciò non ha potuto vedere la sua mostra più bella e significativa in corso oggi nel parco archeologico di Pompei(Italia,Napoli). Mitoraj pensava da tempo a questa mostra vera rivelazione della sua Arte di scultore fine e sensibile. Un artista di successo fin dalla sua prima mostra personale a Parigi nel 1976.
Eppure la vera consacrazione di Mitoraj scultore avviene qui a Pompei dove sono esposte trenta significative sue opere. Qui i visitatori possono vivere un'esperienza estetica di grande spessore, ottimo anche il servizio di sicurezza anti terrorismo.
Prevale nella mostra a cielo aperto il tema di Ikaro :Screpolato, Blu, Alato e Ikaria che guidano il visitatore attraverso la notte del Mito avvolto dalla magica atmosfera di Pompei antica memoria dell'Impero romano. Tutte le opere esposte possono essere fotografate e infatti si nota fra i numerosi visitatori l'uso frequente del cellularecome macchina fotografica.
Frequenti sono le pose accanto alle statue di Mitoraj e in questo modo l'artista anche se morto continua a dialogare con il pubblico del mondo perché le sue opere interagiscono e vivono con le persone che le amano. A Pompei come a Venezia si va solo a piedi, non c'é traffico automobilistico e, a differenza di Venezia non ci sono nemmeno negozi.
Perciò l'esperienza della mostra é totale e integrata da altri eventi prestigiosi come la mostra : Egitto a Pompeii in corso alla Palestra Grande, dove si trovano in permanenza gli importanti affreschi di Moregine. Mentre Mitoraj si trova nelle zone del Foro, dei Teatri e di Via dell'Abbondanza Terme Stabiane. E' davvero un'avventura dello spirito questa mostra che rende omaggio ad un grande scultore capace di trasmettere con la sua arte il racconto del mito per le generazioni di oggi.
E tutto questo in una società mondiale sempre più complessa e perplessa, incapace di trovare un equilibrio stabile al suo interno. Quindi la mostra di Mitoraj é come una stella cometa, indica una strada per ritrovare, raggiungere e riconquistare l'equilibrio perduto. In queste opere più che in altre, rimbalzano sul bronzo i versi di Hart Crane : "Le campane, dico, le campane, abbattono la torre, e, oscillano, non, so, dove".