Non è stato facile ridisporre in verticale all’interno della Mole Antonelliana la mostra che Matthieu Orléan aveva pensato per la Cinémathèque française. Però il Museo nazionale del Cinema ci è riuscito. Così, fino al 9 gennaio con Icone, la carriera del grande regista del cinema indipendente, Gus Van Sant, sarà raccontata a Torino attraverso suoi acquerelli, dipinti e cult up fotografici. Con una retrospettiva dei suoi successi da Belli e Dannati, introdotto ieri sera dal poliedrico regista, a L’amore che resta. Oltre ad attività per la Scuola e facilities access informationcon cui subalpini hanno arricchito l'esposizione che viene da Oltralpe.
Ieri il regista americano si è detto spaesato nella Mole, ma allo stesso tempo confortato di avere le Alpi alle spalle come le montagna della sua Portland. Dalla città dell'Oregon viene anche John Callahan, il fumettista disabile, morto 6 anni fa, protagonista del prossimo film made in Van Sant. Già quest’inverno andrà in onda una miniserie televisiva con personaggi apparsi dei fumetti Marvel Comics dal titolo When We Rise. Gli ha fatto effetto essere venuto fino a Torino per tirare fuori dall'armadio e metterle in mostra le fonti della sua ispirazione.
Gus Van Sant ha poi parlato della sua sensibilità per il mondo undergrounddei drop out, protagonisti della sua filmografia. Non esiste una sua pellicola senza una musica significativa: sia essa medievale, hawaiana, araba, indiana come quella che ha inaugurato il Festival di storia,Vento dell'Est, cominciato ieri al Museo d'Arte Orientale.
InLast Days sul cantante Kurt Cobain, portavoce di una nuova generazione come Bob Dylan,la voce dei Nirvana si metta a cantare dopo un'ora dall'inizio del film.La sorpresa ipnotica del suoraga esemplifica come il regista utilizzi la musica nel film per trasmettere messaggi in modo rarefatto.
Dalla Beat alla Punk Generation
Nel catalogo della mostra, il regista intervistato dal curatore Matthieu Oréal rivela di essere stato ispirato dagli aspetti psichedelici delle controculture.
E ilremake andrenalinico della Beat Generation, ossia il fenomeno punk sarà il tema del Torino Film Festival, dal 18 al 26 novembre. Furono i Sex Pistols del cantante Johnny Rotten, del bassista Sid Vicious, del chitarrista Steve Jones a decretarne l’inizio con Anarchy in the Uk. Ma la genesi precisa del fenomeno trasgressivo è newyorkese come si evince da The Blank Generation di Amos Poe e Ivan Kral.
Agli albori del fenomeno ci sono le prime esibizioni di Patti Smith, Ramones, Blondie, Talking Heads al Cbgb della Grande Meladove ora spopola Google.
Il film Jubilee, invece, di Derek Jarman, racconta lo scoppio della ribellione punk a Londra. Ecco poi gli scanzonati studenti di Rock 'n' Roll High School di Allan Arkush. E infine la storia della tormentata coppia composta da Sid Vicious e Nancy Spungen che si conclude con l’assassinio di lei in Sid & Nancydi Alex Cox. Intanto proprio a Torino "insorgono" le banliues con il Moving Tff.
Perché nelle periferie si stanno proiettando i film delle passate edizione del Film Festival. Fra due settimane al Museo Nazionale del Cinema la giovane regista torinese Irene Dionisio, dopo il successo del suo film Le ultime cose, che prende le mosse da un imprecisato banco dei pegni,alla Mostra del Cinema di Venezia. La giovane si confronterà con Davide Ferrario. Il regista,cremonese ma habitué della kermesse cinematografica autunnale sotto la Mole ha celebrato Torino e la sua atmosfera magica in Dopo mezzanotte.