Il gigante statunitense lancia una nuova applicazione gratuita con l’intenzione di appropriarsi del mercato delle chat che ormai sembrava proprietà esclusiva dell'altro colosso Facebook e dei sui prodotti WhatsApp e Messenger FB. Per riuscire nell'intento l’impresa di Silicon Valley ha introdotto nella sua applicazione un assistente personale dotato di un’intelligenza artificiale molto potente.
Come funziona la nuova applicazione
Allo, questo è il nome della nuova applicazione con un meccanismo di funzionamento che si adatta all’utente. Per fare questo utilizza un sistema di chat dove l’intelligenza artificiale propone al cliente una serie di opzioni, configurandosi secondo le abitudini di quest’ultimo.
A parte questo innovativo modo di conoscere gli utenti, può anche reperire le informazioni grazie al collegamento diretto a tutti gli altri prodotti offerti sempre in forma gratuita dall’impresa. Il motore su cui si basa è così perfezionato da riuscire in poco tempo a prevedere le necessità di chi lo utilizza e anticiparne le richieste.
Al momento il sistema funziona solo in lingua inglese ma Google ha già informato che tra poche settimane sarà disponibile in tutte le lingue.
Non è tutto oro quello che luccica
Edward Snowden, ex agente della CIA e NSA ma più conosciuto come il creatore diWikiLeaksha sconsigliato l’uso di questa applicazione mediante alcuni messaggi pubblicati su twitter.
Una delle falle più importanti segnalate si riferisce alla sicurezza delle informazioni prelevate dall’intelligenza artificiale e depositata sui server dell’impresa.
Durante la presentazione del prodotto si era data molta enfasi al metodo di criptazione dei dati grazie al quale sembrava che nessuno avrebbe potuto intercettare ed appropriarsi delle informazioni. Il prodotto finale invece registra ogni singola conversazione, ogni scelta e abitudine così come i percorsi abituali sui database dell’impresa.
Google si è difeso dicendo che è un meccanismo necessario per migliorare la precisione del servizio offerto.
La preoccupazione di molti ricade proprio su questo aspetto in quanto una raccolta massiva di dati così amplia costituisce una perdita totale della privacy e in caso di un attacco di pirati informatici o richieste d’informazioni da parte di agenzie d’investigazione statali, la vita intera di ogni utente sia in ambito privato, lavorativo e ludico sarebbe disponibile e utilizzabile.
Siamo davvero pronti ad affidare ad un assistente virtuale la nostra vita reale?