Negli ultimi anni la comicità nonsense e demenziale italiana viene identificata quasi esclusivamente con Maccio Capatonda e il suo fido collaboratore Herbert Ballerina (al secolo Luigi Luciano). Per quest'ultimo, dopo anni di collaborazione con il comico abruzzese, arriva finalmente il momento di mettersi in proprio e cimentarsi in un film che lo vede come protagonista assoluto. L'occasione gli arriva grazie al nuovo film di Enrico Lando dal titolo Quel bravo ragazzo, nelle sale dal 17 novembre. Una pellicola che, come già lascia intuire il titolo che richiama Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese, intende essere una parodia della mafia ed in particolar modo dei gangster movie, sulla scia di titoli come Johnny Stecchino, La mafia uccide solo d'estate di Pif o alcuni sketch ideati da Ficarra e Picone nei loro film, tanto per restare in territorio siciliano.

Ciò che ne viene fuori è una commedia divertente, senza grosse pretese e genuina, anche se non priva di alcuni difetti narrativi.

La Trama

Il potente boss mafioso Don Costabile è in fin di vita e il suo ultimo desiderio è quello di incontrare il figlio che non ha mai conosciuto per affidargli il controllo della "famiglia". Dopo lunghe ricerche, i suoi uomini lo trovano e lo portano giù in Sicilia, ma c'è un problema: il ragazzo, di nome Leone, è cresciuto in un ambiente ovattato e ha maturato un carattere ingenuo. Sarà dunque una lunga e difficile impresa preparare Leone a gestire gli affari e partecipare all'importantissima riunione di tutte le mafie dalla quale sarà eletto il capo dei capi.

Giudizio critico

Nel giro di una settimana abbiamo assistito a due facce della stessa medaglia. Se con Che vuoi che sia di Leo, infatti, abbiamo visto una commedia intelligente e con una leggera vena critica nei confronti dell'era di internet, con Quel bravo ragazzo, al contrario, ci troviamo difronte ad un altro filone del nostro Cinema, ovvero quello parodistico contraddistinto da una comicità spicciola e demenziale.

Quest'ultima tocca i suoi massimi punti nei numerosi sketch che vedono protagonista un Herbert Ballerina il quale da solo si carica sulle spalle il peso del film grazie alla sua recitazione spontanea e genuina, suo autentico punto di forza, e un aspetto estetico che già di per sé fa ridere dato il contrasto con gli ambienti e la tematica della storia.

Una volta esaurite le trovate geniali di Ballerina, tuttavia, emergono i problemi caratterizzati da una trama molto esile nella quale gli altri personaggi, sia quelli principali che i secondari, non riescono a trovare la loro giusta collocazione e gli intrecci che li coinvolgono sono poche volte funzionali a tutti gli effetti al racconto.

Quel bravo ragazzo, in conclusione, è un film riuscito solo per metà, conferma il talento comico di Herbert Ballerina, ma mette in mostra carenze imperdonabili per una storia della durata di un'ora e mezza.