Adolf Hitler era dipendente da un mix di sostanze (vitamine, ormoni, metanfetamine, ossicodone e morfina) che si faceva iniettare per endovena. Hermann Göring era un tossico di morfina. Il Blitzkrieg dell’esercito tedesco nelle Ardenne, agli ordini dei generali Rommel e Guderian nel 1940, fu reso possibile solo grazie all’uso massiccio di metanfetamine, meglio note come speed. E anche i cittadini del Terzo Reich utilizzavano grandi quantità di Pervitin, una metanfetamina prodotta direttamente in terra tedesca. Questi ed altri particolari scottanti sono contenuti nel libro, edito nel 2016, dal titolo originale di Blitzed: Drugs in the Third Reich, ora pubblicato in Italia dalla Rizzoli tradotto in Tossici.
L’arma segreta del Reich. La droga nella Germania nazista. Autore di questa fatica storico-letteraria è lo studioso tedesco, attualmente residente a New York, Norman Ohler, il quale ha trovato negli archivi del suo paese diversi documenti inediti, tra cui gli appunti di Theodor Morell, medico personale del Fuhrer.
La diffusione del Pervitin nel Terzo Reich
Scrive Ohler che la prima metanfetamina tedesca, il Pervitin, venne registrata all’Ufficio brevetti di Berlino il 31 ottobre 1937 dall’azienda Temmler. Spacciato dalla propaganda come un farmaco “rivitalizzante”, il Pervitin divenne di uso comune come “bere una tazza di caffè”. A farne uso, come antitress e contro la fatica, lavoratori, professionisti, studenti e, naturalmente, membri del Partito Nazista.
Solo nel 1939, aggiunge lo scrittore tedesco, questa metanfetamina si diffuse anche tra i militari, grazie al fisiologo della Wehrmacht Otto Ranke. Una “medicina del popolo” di cui i nazisti sarebbero andati addirittura fieri, a differenza del disprezzo per sostanze ritenute “non ariane” come marijuana e cocaina.
Le droghe di Hitler e le torture inflitte agli ebrei
Ohler descrive il dottor Morell come lo spacciatore di Adolf Hitler che lo avrebbe sottoposto ad un aumento sempre più massiccio di dosi di sostanze sempre più pesanti. Per questo, sostiene nel suo libro lo scrittore tedesco, “Hitler era un tossico senza speranza” che “ha passato i suoi ultimi giorni tremando e sudando in piena astinenza.
Le braccia piene di buchi, supplicava per un’altra dose”. Il capo del Terzo Reich sembra fosse arrivato ad assumere per via endovenosa dosi da 20mg al giorno di ossicodone (la cosiddetta “droga meraviglia”), oltre al cocktail di vitamine, ormoni, metanfetamine e morfina. Merita una citazione, infine, la descrizione degli esperimenti sugli ebrei detenuti a Dachau e Auschwitz. I medici nazisti li costringevano a muoversi in cerchio anche per giorni, senza dormire né mangiare, per capire quale droga tra cocaina e metanfetamine tenesse più svegli.