Il corpo di una ragazza viene trovato semi sepolto nella cantina di una casa in un piccolo paese di provincia dove è avvenuto un macabro ed anomalo omicidio, in quanto non sono chiari né le dinamiche né il movente di ciò che è successo; la giovane donna inoltre non porta su di sé nessun segno di violenza, apparendo inspiegabilmente ben conservata.
Lo sceriffo, che non è in grado di identificarla, nel frattempo la fa portare all'obitorio del medico legale Tommy Tylden che nel corso della notte, affiancato da suo figlio Austin, avrà il compito di studiare il caso ed accertare le cause del decesso.
La nottata, cominciata con la prassi di una normale sessione lavorativa di routine, si trasforma gradualmente in un lungo incubo con la scoperta che il corpo della ragazza porta con sé sgradevoli sorprese ed una macabra verità.
Il regista "Andre Ovredal", che ci aveva stupido con l'indimenticabile falso documentario d'esordio "Trollhunter", torna sulla scena proponendoci un originale horror esoterico che trasmette un gradevole senso di novità. "Autopsy of Jane Doe" non solo fa abbastanza paura (che di questi tempi è un notevole valore aggiunto) ma riesce a ricreare anche una perfetta escalation di attimi di tensione, colpi di scena e momenti di cinema horror che si incastrano tra di loro tenendo lo spettatore incollato allo schermo per tutta la durata del film (circa un'ora e venticinque) senza sprecare un'inquadratura o una parola di troppo; tutto nel film è accuratamente predisposto e funzionale alla vicenda, che in questo caso si concentra su questo misterioso corpo femminile arrivato fresco di giornata sotto i ferri del dottor Tylden, incaricato insieme a suo figlio di studiare il caso ed elaborare una ricostruzione sull'accaduto.
Chi si aspetta un horror pieno di azione, teste mozzate e violenza gratuita rimarrà deluso in quanto l'orrore è soprattutto sensoriale, psicologico ed ambientale
La bellissima e funerea "Jane Doe" (Olwen kelly), il cui pallidissimo e cristallizzato corpo se ne sta disteso sul lettino dell'obitorio con un'espressione da merluzzo congelato, subisce una truculenta autopsia totale che lascia sbigottiti i due malcapitati che si accorgono ben presto che c'è qualcosa di strano in quanto dalla salma di Jane Doe escono dei segnali decisamente non confortanti, come se il suo corpo fosse stato manipolato e dotato di una strana energia, e soprattutto non si riesce a stabilire né le cause del decesso né quando ciò può essere avvenuto.
Il grande merito del regista norvegese è quello di aver fatto cominciare il film in sordina, dedicando tempo alla presentazione dei personaggi e lasciando inizialmente tutto il resto in secondo piano, fino a quando lo scoppiare di una tempesta con conseguente isolamento dell'obitorio dal centro abitato non fa accelerare i ritmi e capitolare la situazione, dando il via ad una discesa agli inferi che vedrà padre e figlio lottare per la loro sopravvivenza e per impedire che il male liberato nel loro obitorio possa raggiungere altri luoghi.
I due medici infatti si accorgono delle stranezze presentate dal cadavere e dall'ambigua atmosfera che li circonda ma la trasformazione demoniaca avviene gradualmente sotto forma di manifestazioni paranormali in un ben congegnato susseguirsi di premonizioni e momenti di panico con i due coroner che, increduli di ciò che sta accadendo, ad un certo punto comprendono di essere finiti dentro una sorta di maledizione.
Convincente su tutta la linea e decisamente superiore rispetto ai film horror esoterici degli ultimi anni "Autopsy of Jane Doe" si contraddistingue anche per un'impronta registica decisamente europea, con una completa mancanza di stereotipi o clichè solitamente abituali nei film Hollywoodiani.
Al regista Ovredal va quindi riconosciuto il grande merito di aver arricchito il cinema horror con un film che mancava e che mostra eccezionali caratteristiche sia tecniche che di inventiva registica, quindi aspetteremo con trepidazione il suo prossimo lavoro, nella speranza che dopo documentari sui troll e recondite autopsie possa continuare a sorprenderci con le sue pellicole "fuori dal coro".