L'equipaggio di una stazione spaziale riesce con successo a recuperare una sonda alla deriva contenente dei campioni di laboratorio provenienti da Marte con l'intento di stabilire se vi siano forme di vita aliene.

Il biologo Hugh scopre una piccola cellula in stato dormiente che viene rianimata con l'aumento della temperatura ed una somministrazione di glucosio fino a riattivarne la crescita e l'evoluzione; simpaticamente rinominata "Calvin", questa simpatica cellulina, dopo un incidente alla cella di contenimento che la fa sembrare morta si risveglia con intenzioni tutt'altro che amichevoli.

Dopo la visione di "Life - Non oltrepassare il limite" possiamo tranquillamente affermare che il filone "mostri dallo spazio" ha tra le sue file un nuovo arrivato che mette subito in chiaro che di trovate originali e novità particolari qua non ce ne sono, il regista Daniel Espinosa sa benissimo che non ha a disposizione gli elementi per realizzare qualcosa di particolare o di nuovo, quindi semplicemente se ne frega e si impegna per portare a termine il suo compito nel migliore dei modi, con delle evidenti scopiazzature da altri film ed una sceneggiatura che alterna momenti di riflessione sentimental/esistenziale a dei cruenti giochi al massacro, delle vere e proprie cacce all'uomo, dove si assiste con un assoluto senso di inadeguatezza agli appetiti del piccolo Calvin, che fa con gli esseri umani più o meno quello che fanno i falchi con le lepri, o le anaconde con i capibara.

Inoltre il piccolo dolce Calvin, vera e propria mascotte della spedizione spaziale, conclusa la parte iniziale dove ci viene presentato come un buffo embrione, dopo un incidente di percorso (con doverosa stretta di mano e tanti complimenti a Hugh, perché se lui non andava là dentro tutto questo non succedeva) si rivela essere completamente ignifugo e dotato di un processo di crescita completamente abnormale, assumendo ben presto le sembianze di un medusone ipercinetico affamato di tutto ciò che si muove; tutto ciò sconvolge i poveri membri dell'equipaggio della stazione che speravano di essere davanti ad una pietra miliare della scienza ed invece si trovano ad affrontare una bestiaccia in confronto alla quale lo xenomorfo di "Alien" è un barboncino rompic******i.

Come se non bastasse l'ultratecnologica stazione orbitante si rivela essere un trabiccolo, con continui danneggiamenti, perdite di equilibrio atmosferico, capsule scassate, tute di m****a, quindi praticamente si assiste a 10-15 minuti in cui il film si trasforma in un grande survival fantahorror dove da una parte ci sono le incontenibili incursioni di Calvin e dall'altra ci sono le amorevoli riflessioni cosmonautiche dei superstiti: in sostanza "Life" è un incrocio tra "Alien" e "Gravity", ma lo è a dei livelli quasi da plagio, con delle intere sequenze che sembrano copiate dai due film, per la gioia dei cultori del genere che si divertiranno a notarne le somiglianze.

Encomiabile "Jake Gyllenhaal" che si impegna fino in fondo a non farsi pappare da Calvin, mentre per "Deadpool" Reynolds le cose vanno molto peggio, riuscendo a fare una morte orrenda dopo neanche mezz'ora, con cocente delusione per chi si aspettava da lui un ruolo più centrale o almeno che durasse un po' di più.

Gli effetti speciali sono interessanti e di buona fattura soprattutto per quel che riguarda Calvin che tutto sommato fa un figurone, in special modo quando si avvinghia alle tute degli astronauti, con quel senso di gommosità che non farebbe mai pensare ad un prodotto di grafica digitale; il reparto scenografico invece è buono ma non eccelso, la stazione spaziale raggiunge degli standard in linea con il budget del film senza meravigliare e senza deludere.

Reputabile come un buon antipasto in vista di "Alien Covenant" bisogna ammettere che Life in un certo senso è stato in grado di stupire considerando che le possibilità di fare un film del c***o con una trama del genere sono altissime, invece Mr Espinosa è stato in grado di garantire un risultato professionale, regalandoci un film senza fronzoli, dinamico, frizzante e divertente (nel senso che intrattiene non nel senso che fa ridere) che accetta i suoi limiti e sfrutta al massimo i suoi punti forti (un mostro niente male, Jake Gyllenhaal, un budget di 60 milioni di euro, una trama che attira sempre un certo tipo di pubblico) quindi se avete voglia di passarvi la serata davanti alle disavventure di un team spaziale che subisce con impotenza le cupidigie culinarie di un molluscone malvagio troverete in "Life - Non oltrepassare il limite" pane per i vostri denti.