Storie che toccano le corde più intime dell’anima. “L’ultima cosa bella” (Rizzoli) il libro di Giada Lonati è un omaggio alla vita perché racconta la dignità, la bellezza di andarsene, perché la fase terminale della vita non deve essere pensata come l’ultimo baluardo, qualcosa che annienta, o se anche lo si pensa la dottoressa cerca di rendere tutto più dolce regalando loro ultimi istanti di felicità. È sempre difficile lottare, vivere, combattere il dolore, essere consapevoli di dovere andare via, ma poi vi sono questi angeli della prima o della ultima ora che rendono piacevole anche il momento più amaro della vita e regalano un sorriso e un sostegno.

Giada Lonati è un direttore socio sanitario di Vidas, associazione milanese che dal 1982 assiste gratuitamente i malati terminali e le loro famiglie, è un medico palliative ovvero cura malati che non rispondono più alle cure e che quindi sono destinati alla morte. Sa che non c’è speranza per loro ma tenta di ridargliela simbolicamente. Sostiene mamme, figli, genitori, fratelli e spiega anche come la medicina stia cambiando, dall'idea del medico "onnipotente" si è passati all'immagine del medico che aiuta, consiglia, aiuta a scegliere, è vicino a te.

È difficile anche portare conforto a queste persone perché pochi si sentono di dare l’ultimo saluto a un amico/a, di vedere un ammalato/a che regredisce, di vedere e toccare con mano la sofferenza interiore ed esteriore.

La Lonati invita a farlo in quanto la fine deve essere anche una festa, per il malato e chi lo circonda, è bello andarsene con gioia, è bello ridare dignità e avere la libertà di scegliere quando andarsene e come.

E tutto ciò fa apprezzare la straordinarietà delle piccole cose, un raggio di sole al mattino, i sapori della buona cucina, la carezza di un animale, il profumo della terra bagnata e il suono della pioggia.

La bellezza insomma della natura, di un viaggio, di tutto ciò che è puro e semplice.

Una poesia meravigliosa di un anonimo di cui non si è mai riusciti a identificarne la persona diceva che crescendo si impara che la felicità è data dalla semplicità, dalla semplicità delle piccole cose quotidiane, dal preparare un pranzo, un caffè, leggere un libro, circondarsi d'amore e di affetti, dal ricevere una telefonata o un pensiero, un gesto dal proprio amato, un simbolo d'amore. La semplicità non è inseguire sfide ed emozioni stratosferiche, ma arrivare, piano piano a piccoli (grandi) traguardi.