La Città dei templi figura tra le dieci finaliste che si contendono l'ambizioso titolo di Capitale della Cultura italiana per l'anno 2020. Ma tra gli stessi agrigentini serpeggia un certo pessimismo. Molti si chiedono se riuscirà l'attuale classe Politica a fare abbastanza per arrivare al traguardo. Alle promesse dei politici, che si rivelano presto carta straccia, gli elettori di Agrigento sono abituati da decenni.

Dall’annunciato rifacimento della rete idrica di trenta e più anni fa e mai neppure avviato, alla garanzia far scorrere l’acqua nelle case degli agrigentini e nelle periferie ogni 24 ore; dall’apertura del parco Icori nel quartiere dell’Addolorata, alla sistemazione dei devastati impianti sportivi a Villaseta; dalla ristrutturazione e restituzione alla città dell’ex museo civico di piazza Pirandello, alla costruzione di una casa dello studente nell’ex ospedale civile nella centralissima via Atenea; dalla riapertura del Palacongressi (data spesso e volentieri per imminente), alla beffa, ormai decennale, del completamento delle strade statali per Caltanissetta e Palermo; dalla sistemazione del porticciolo turistico di San Leone, al ripascimento del litorale delle spiagge delle Dune; dalla legge speciale per il centro storico di Agrigento, agli interventi per salvare la Cattedrale prima che sia troppo tardi; dalla costruzione di un nuovo edificio scolastico per gli studenti del liceo scientifico Majorana e di altri edifici per gli studenti, alle promesse di salvare dalla chiusura il Polo Universitario; dalla realizzazione di un’adeguata area di sosta per i pullman di turisti che arrivano nella Valle dei Templi, alla riapertura di tutti i siti archeologici ai turisti; dalla valorizzazione della rete degli ipogei alla realizzazione di centri sociali nei quartieri periferici…l’elenco delle promesse e delle bugie è servito ai politi agrigentini durante tutte le recenti elezioni di ogni genere solo ad infarcire di promesse che non si è mai avuto alcuna intenzione di mantenere.

I cittadini, delusi, disertano le urne ad ogni elezione

La conseguenza è stata la disaffezione degli elettori che hanno disertato le urne in numero sempre maggiore e la rabbia in particolare dei giovani che partono sempre più numerosi da Agrigento cercando anche molto lontano da casa un futuro migliore, poiché non hanno più alcuna speranza che la classe politica locale faccia qualcosa per loro. Nel passato gli amministratori hanno lasciato che il territorio venisse devastato dall'abusivismo e hanno perso importanti occasioni per lo sviluppo economico e il risanamento della città, ma in assenza persino di un piano regolatore, non è stato possibile fare molto. Gli agrigentini sanno bene che, come dicevano gli antichi romani, spero prometto e iuro reggono l’infinito futuro e hanno ormai da tempo messo in conto che i loro politici non sono credibili.

Archeologia, sole e mare non bastano per il rilancio della città

Nonostante la città abbia il patrimonio più ricco dell’intera magna Grecia nel meridione d’Italia; sia caratterizzata da un clima mite e da spiagge vaste e ancora accoglienti; abbia una gastronomia rinomata ed apprezzatissima e una storia di duemila e cinquecento anni che ha lasciato importanti tracce nel patrimonio culturale ed artistico locale, le forze politiche locali non hanno mai saputo valorizzare questa terra.

Una città “sfigata” Agrigento che però spera di diventare nel 2020 Capitale della Cultura in Italia e ha presentato la sua candidatura per ottenere l’ambizioso titolo. ed è entrata tra le dieci finaliste, ha annunciato il ministero dei beni e delle attività culturali. Una sfida a cui sono legate le promesse dell’attuale amministrazione in carica.

Se saranno almeno queste mantenute, ce lo diranno i prossimi mesi e dalla loro realizzazione dipenderà la possibilità di ottenere l'ambizioso titolo di capitale della cultura che verrà assegnato il prossimo 16 febbraio.