Erano i favoriti per la vittoria ancor prima che iniziasse il Festival e la consapevolezza che 'Non mi avete fatto niente', il brano eseguito da Ermal Meta e Fabrizio Moro, avesse quel qualcosa in più rispetto a tutti gli altri si è intuita sin dalla prima serata. E pensare che ha rischiato di essere escluso perché considerato non inedito, visto che il ritornello era praticamente identico nel testo e nella musica ad un'altra canzone presentata due anni fa alle selezioni di Sanremo Giovani. Ma non c'era alcun plagio, l'autore di quel ritornello è lo stesso Andrea Febo, coautore del pezzo di Meta-Moro e dunque non c'è nessuna violazione del diritto d'autore.

I successivi controlli hanno permesso di appurare che il brano era perfettamente in regola, visto che l'autocitazione non supera un terzo del testo complessivo e quella canzone da cui era stata tratta non era mai stata commercializzata. Così il 68° Festival di Sanremo ha avuto la sua canzone regina: un trionfo annunciato, strameritato e tremendamente sofferto alla luce dei fatti appena descritti.

La classifica finale: il podio

L'inedito quanto riuscito duo Meta-Moro ha preceduto nella classifica finale 'Lo Stato Sociale' con la scanzonata e travolgente 'Una vita in vacanza'. L'esibizione della band emiliana è stata arricchita dalla presenza della scatenata Paddy Jones, la 'vecchia che balla', la favolosa ballerina 83enne con la vitalità e la grinta di una 20enne.

Al terzo posto Annalisa e la sua 'Il mondo prima di te', il più 'sanremese' tra i brani giunti in finale anche se risulta chiaro sin dallo scorso anno, con la clamorosa vittoria di Francesco Gabbani, che il vento in Riviera sta un pò cambiando. Esecuzione impeccabile e grandi qualità vocali per l'artista savonese, l'unica tra i finalisti a provenire dal mondo dei talent show targato Maria De Filippi, ma sono doti che le sono riconosciute da tempo e dunque non sorprende l'ottimo risultato.

Un tema 'scottante'

Il tema affrontato da Ermal e Fabrizio non era semplice ed il rischio di cadere nel qualunquismo era piuttosto forte. Il testo curato dai due artisti insieme ad Andrea Febo va oltre Parigi, Nizza, Barcellona, Manchester e le altre tragedie causate dal terrorismo internazionale, non colora i social network di ridicole iniziative mediatiche, non esprime solidarietà di circostanza.

La condanna è unanime verso chi usa la violenza come unica forma di espressione: 'Non esiste bomba pacifista'. Meta mostra maggiore classe e qualità canore assolutamente straordinarie, Moro è lo stesso di 'Pensa' e la sua esibizione è vigorosa per grinta e passionalità: il testo lo sente sulla pelle e si vede. Un duo inedito che si completa a vicenda e canta sulle note di una ballata energica che va urlata a squarciagola: il risultato è l'esibizione sublime andata in scena sul palco dell'Ariston. 'Non mi avete fatto niente' critica ogni forma di violenza, intolleranza e divisione, contiene rabbia e, nello stesso tempo, estrema ragionevolezza. Invita la gente a dissociarsi da qualunque forma di vendetta, di violenza che genera altra violenza.

Perché alla fine la vita trionfa sulla morte ed il mondo si rialza con il sorriso di un bambino, punto di ripartenza anche dinanzi alle peggiori tragedie.

I promossi: un grazie infinito ad Ornella Vanoni

Oltre ai vincitori e gli altri finalisti, il 68° Festival di Sanremo ci ha riservato ulteriori, bellissime parentesi musiciali. Siamo grati ad Ornella Vanoni, accompagnata da Bungaro e Pacifico, per averci fatto comprendere ancora una volta che i grandi artisti non hanno età. Probabilmente il brano 'Imparare ad amarsi' meritava un posto sul podio. Tra i migliori anche Max Gazzè, cantastorie d'altri tempi con la sua suggestiva 'Leggenda di Cristalda e Pizzomunno'. Sebbene non siano arrivati troppo lontano in classifica, è stato estremamente intenso l'incontro tra due grandi musicisti come Enzo Avitabile e Peppe Servillo ed il loro sound così magnificamente mediterraneo in 'Il coraggio di ogni giorno'.

Positiva anche la performance di Diodato e Roy Paci in 'Adesso' e dei 'The Kolors' e la loro brillante 'Frida', un gruppo di giovani che ha dimostrato di saper crescere serata dopo serata. Poco più che sufficiente Ron, giunto quarto nella classifica finale: ci ha fatto riscoprire 'Almeno pensami', un brano inedito di Lucio Dalla: la sua performance è sempre impeccabile, ma l'unica vera emozione della sua esecuzione era determinata probabilmente dal ricordo del compianto artista bolognese e non dal brano in sé.

I bocciati: che tristezza i 'resti' dei Pooh ed Elio

Il palco dell'Ariston ci ha anche dato sensazioni di immensa tristezza verso artisti che hanno segnato pagine importanti della musica italiana e che, probabilmente, non avevano bisogno di questa esperienza.

Ci riferiamo al duo Roby Facchinetti-Riccardo Fogli ed a Red Canzian. Li hanno definiti in maniera impietosa i 'Pooh a rate'. L'epopea della band più celebre dell'intera storia musicale del Belpaese, in effetti, si è chiusa da un pezzo ed i 'reduci' oggi hanno molto poco da dire. Lo testimoniano due canzoni, 'Il segreto del tempo' per Facchinetti-Fogli e 'Ognuno ha il suo racconto' per Canzian, che esprimono nel testo una struggente nostalgia per un nastro impossibile da riavvolgere, tanto per citare un celebre verso dalla grande produzione discografica dei Pooh. Se le loro esibizioni sono risultate datate, ci ha lasciato letteralmente sconcertati la performance di 'Elio e le storie tese'. Ci chiediamo dove sia finita la loro graffiante ironia: il loro brano non fa ridere, non spinge ad alcuna riflessione, non sembra né carne e né pesce.

Il tutto in una sola parola, 'Arrivedorci': sipario. Putroppo le belle storie finiscono, anche quelle artistiche.

Claudio Baglioni è stato di parola

L'inedito ruolo di conduttore e direttore artistico del Festival ci ha regalato un Claudio Baglioni in gran forma. Aveva promesso una conduzione più musicale del solito ed è stato di parola. Uno dopo l'altro, il cantautore romano ha inserito in scaletta alcuni dei suoi immortali successi, esibendosi anche in duetti in bello stile come quelli con Fiorello, Gianna Nannini e Laura Pausini, o con Piero Pelù in un grintoso omaggio a Lucio Battisti, chiudendo nell'ultima serata in quartetto insieme a Francesco Renga, Nek e Max Pezzali. Al suo fianco Michelle Hunziker che si conferma showgirl poliedrica ed universale e Pierfrancesco Favino che ha rivelato doti eccellenti di improvvisazione musicale oltre a quelle recitative ben note: che sia oggi uno dei migliori attori italiani non c'è alcun dubbio.

Bravissima inoltre Sabrina Impacciatore nel ruolo di svampita 'disturbatrice', un'altra attrice il cui talento non è minimamente in discussione. L'emozione più grande che Favino ha regalato al pubblico è arrivata nell'ultima serata, quando si è cimentato con incredibile trasporto ne 'La notte poco prima della foresta' di Bernard-Marie Koltès: una commovente storia di esclusione ed estraneità. Il suo monologo è stato seguito dall'entrata in scena di Fiorella Mannoia che, insieme a Baglioni, ha eseguito 'Mio fratello che guardi il mondo' di Ivano Fossati. In quest'Italia che, purtroppo, presenta strati di becera intolleranza, è un messaggio che colpisce al cuore, ma anche allo stomaco come un pugno.