In un'epoca dove la voce delle donne rivendica un riconoscimento sempre maggiore in tutti i settori e le attività, è sicuramente importante restituire la voce a un universo femminile che all'inizio del secolo scorso ha contribuito a segnare un'epoca e a consolidare un movimento da sempre declinato al maschile, Il Futurismo.

L'Elica e la luce

Quello di esaltare un aspetto meno noto e tutto al femminile del Futurismo sembra essere stato l'orientamento di Chiara Gatti e Raffaella Resch, le curatrici della mostra inaugurata lo scorso 9 marzo 2018 al MAN di Nuoro, L'Elica e la luce.

Le Futuriste. 1912-1944. Una scelta decisamente atipica se pensiamo che tra gli assunti del Manifesto futurista del 1909 campeggiava il "disprezzo della donna"; in realtà certa critica sostiene che Marinetti e il suo entourage indirizzassero la loro misoginia a un certo stereotipo del femminile che andava dalla "femme fatale" decadentista all'icona tradizionale della madre di famiglia, mater dolorosa, asservita all'uomo e schiava delle incombenze domestiche. La donna doveva incarnare la spudoratezza del desiderio senza sentimentalismi di sorta ed essere in qualche modo più "virile".

Il volto poliedrico delle futuriste

La mostra, che si articola per temi attraverso l'esposizione di oltre 100 opere, intende mettere in luce come le Futuriste non si fossero limitate a contribuire alla nascita e allo sviluppo del movimento omonimo ma si fossero di fatto mosse in modo autonomo rispetto agli artisti uomini dando luogo ad un movimento con un'identità propria e spaziando dalle arti figurative per antonomasia per arrivare fino ad importanti sperimentazioni audiovisive passando per la poesia, la danza, il teatro.Le tracce e le testimonianze di un periodo che copre all'incirca un trentennio, dagli anni '10 fino agli anni quaranta del '900 sono state sottratte alla polvere del tempo e in certi casi alle macerie del primo dopo guerra portando portando alla luce un fermento artistico e culturale tutt'altro che di secondaria importanza; non a caso la mostra muove dal "Manifeste de la femme futuriste" datato 25 marzo 1912 e pubblicato da Valentine de Saint-Point per arrivare alle opere Marisa Mori, esponente dell'aeropittura passando per quelle di Benedetta Cappa, Adele Gloria, vera artista 'totale' ed altri nomi che prestarono la loro collaborazione alla nota rivista "L'Italia Futurista".

Le vite di ognuna sono rievocate e ricostruite da documenti come lettere, schizzi, locandine ed altro materiale documentale proveniente anche da collezioni private. Nel catalogo è inoltre presente un'intervista a Lea Vergine a cui si deve una retrospettiva sull'opera delle futuriste tenutasi a Milano nel 1980 dal titolo "L'altra metà dell'avanguardia".

La mostra, inaugurata il 9 marzo scorso, sarà visitabile fino al 10 giugno 2018 al MAN di Nuoro.