Il "Kaiser Karl" non c’è più e con lui va via la sua "divisa": occhialoni neri indossati giorno e notte, completi scuri, capelli candidi raccolti in una coda bassa come quelli dei re francesi, e guanti di pelle nera, come quelli degli aviatori. Stilista, artista eclettico e controtendenza, designer e fotografo. È morto oggi, giorno d’inizio della Milano fashion week, all’età (presunta) di 85 anni, dopo un periodo di malattia.

La sua assenza alla consueta sfilata d’Alta Moda di Chanel nel Gran Palais, lo scorso 22 gennaio 2019, aveva fatto insospettire i fan.

In quella occasione dal back stage uscì Virginie Viard, braccio destro di Lagerfeld, ad accompagnare la top model italiana Vittoria Ceretti vestita da sposa. Ma la casa di moda con un comunicato stampa aveva calmato le acque, facendo pensare a un momento di stanchezza, più che al tramonto di un impero.

L’età misteriosa

Era un artista senza tempo e senza età. Karl Otto Lagerfeld era nato il 10 settembre 1933 ad Amburgo, ma lui ha sempre negato di essere così “anziano”, giocando continuamente con la sua data di nascita. Dovrebbe, comunque, essere nato tra il ’33 e il ’38. Suo padre Otto era un industriale nel settore caseario, diventato famoso esportando in Germania il latte condensato. Sua madre, invece, Elizabeth Bahlmann, faceva la commessa in un negozio di lingerie, ma Karl ha sempre sostenuto che le sue origini fossero nobiliari.

A Berlino lo chiamavano “Elizabeth di Germania”. Vero o presunto che sia, questo tratto deve aver segnato la sua biografia successiva.

Gli esordi come stilista

Nel 1953 madre e figlio si trasferirono a Parigi. L’anno successivo vinse insieme a un altro stilista emergente, Yves Saint Laurent, il primo premio nel mondo della moda, il Woolmark Prize, grazie a un bozzetto di un cappotto.

La vittoria gli permise di entrare come assistente nell’atelier di Pierre Balmain e dopo poco disegnò per Jean Patou la linea d’Alta moda, con spacchi e scolli eccessivi per l’epoca. La stampa considerò un fiasco la sfilata, ma Karl Lagerfeld non prestò attenzione e andò avanti. La donna per lui era sexy ma allo stesso tempo eterea, sempre al passo con i tempi.

Si mise in proprio e diventò il primo stilista freelance della storia della moda.

La scalata

Dagli anni ’60 Karl Lagerfeld accumula un successo dopo l’altro, fino a sedere sul trono di “imperatore” indiscusso della moda. Nel 1963 lavorò da Chloé, e dal ’65 iniziò a collaborare con le sorelle Fendi. Qui, accrebbe il suo amore per le pellicce, di cui seguì personalmente la lavorazione. Ha sempre ritenuto ingiustificate le proteste degli animalisti, in un mondo in cui “consumiamo carne e ci vestiamo di pelle”.

Ormai diventato di per sé un marchio, negli anni ’80 iniziò per Karl Lagerfeld la sfida più dura: la rivalutazione della casa di moda Chanel. A dieci anni dalla morte di Coco, il marchio necessitava di essere “svecchiato”.

Lagerfeld puntò sui cavalli di battaglia della maison, restaurandoli e adattandoli alla donna degli anni ’80 e vinse la scommessa. Dall’epoca è la mente di Chanel.

Nonostante questo, non ha mai disdegnato la moda più “popolare”: nel 2001 disegnò la prima collezione low cost per H&M, andata a ruba in pochi giorni.

Una grande perdita

Indubbiamente il mondo della moda non sarà più uguale a prima, dopo questa scomparsa. E nemmeno la vita della sua gattina e della nuova tutrice sarà più la stessa. Choupette, la gatta birmana, ceduta allo stilista dal modello Baptiste Giabiconi, è ormai una piccola ereditiera. Infatti Choupette è una gatta social con 48900 follower su Twitter e una modella: “Il denaro ricavato dalle fotografie di cui è protagonista viene messo da parte per le sue future esigenze”, confessò Karl Lagerfeld in un’intervista alla televisione francese La Point nel 2013.