Per la nuova opera di Timur Vermes, “Gli affamati e i sazi” (Bompiani, pag. 512) la data di uscita prevista è il 4 settembre 2019. Questo libro di ampio respiro vede la collaborazione della brava traduttrice Francesca Gabelli.
In quanto all’autore, i suoi fan conoscono bene l’interesse che nutre per un tipo di scrittura scevra da barocchismi narrativi gratuiti e, pertanto, le sue storie sono trattate con stile limpido e accessibile. Lo scrittore vanta origini europee doppie; ungherese da parte del padre e tedesca, da parte della madre. Il suo accesso al mondo della scrittura è avvenuto gradualmente; prima ha collaborato con alcuni periodici – fra tutti si ricordano l’“Abendzeitung” e l’“Express” di Colonia – e, in un secondo tempo, ha iniziato a fare il ghost writer.
Forse, nella sua produzione, il romanzo che ha sortito più successo è “Lui è tornato”: ‘lui’ è Adolf Hitler. Insomma, l’interesse per i sommovimenti sociali pare una prerogativa preponderante per Timur che nei suoi plot narrativi, non lesina rimandi alla storia contemporanea.
Trama del libro
Il romanzo si nutre di molta contemporaneità e, conseguentemente, di personaggi che rappresentano il potere politico nelle diverse nazioni. In Germania, in un futuro molto prossimo – è appena finita l’era di Angela Merkel – lo scrittore immagina la soluzione che l’entourage del nuovo governo intervenuto ha messo a punto per contenere l’immigrazione. Ovviamente non è uno stato che agisce in solitudine: insieme agli altri governi europei sostiene economicamente gli stati del Nord Africa, affinché questi controllino in maniera ferrea tutti coloro che vogliono evadere da quel continente disastrato.
Di conseguenza, i governi africani costruiscono oltre il Sahara enormi campi di concentramento, atti a contenere e bloccare sine die i disperati che guardano all’Europa come la terra promessa.
Il tema dell’immigrazione
Un libro come quello di Vermes offre il destro per fare il punto su uno dei temi principi di questi ultimi anni, l’immigrazione.
Insomma, è ineludibile la preponderanza con la quale il fenomeno cresce. E chiede soluzioni. Vale la pena avere chiaro che con il termine di ‘immigrazione’, è inteso un avvenimento che porta le persone a spostarsi temporaneamente o permanentemente, da un luogo che ha dato loro i natali, verso un altro che auspicabilmente li accolga.
Le motivazioni verso la diaspora non possono essere banali. È difficile pensare a qualcuno che affronti deserti e insidie marine per mero sentimento di avventura. I flussi migratori si manifestano a causa di dittature, genocidi, povertà e guerre. I fuggitivi sanno benissimo cosa lasciano dietro le loro spalle; e, come acutamente ha segnalato nel suo libro l’autore, non hanno scelta. E non possono andare tanto per il sottile: “Il vostro paese è per noi come il mare. Anche dal mare non ci aspettiamo che ci autorizzi ad attraversarlo.”