Il Leone D'Oro 2019 è Joker, pellicola di genere drammatico-poliziesco del regista statunitense Todd Phillips, che discende nelle profondità della psiche per ritagliare il personaggio del pagliaccio-criminale magistralmente interpretato da Joaquin Phoenix, basata su una delle icone dei fumetti della Dc Comics. La descrizione della progressiva alienazione mentale del protagonista ha un che di solenne, iperbolico, tanto quanto la maschera di dolore del clown ha il ghigno di una verità insostenibile: il fallimento, l'esclusione sociale, la sopraffazione psicologica.

Nel cast appaiono anche Robert De Niro, Zazie Beetz e Thomas Wayne. Il Gran Premio della Giuria con il Leone D'Argento è andato, invece, a J'Accuse di Roman Polanski, anche se non sono mancati qualche polemica e smottamento all'interno della giuria veneziana a causa dell'accusa del compimento di un reato sessuale a carico del regista polacco. "Abbiamo discusso su Polanski - ammette il regista italiano componente di Giuria Paolo Virzì - ma solo a proposito del film, che personalmente ho amato molto, del lavoro con gli attori, del montaggio, della fotografia, della scrittura, del modo di guardare e di raccontare la vicenda storica del caso Dreyfus. Joker è un film strabiliante, un ritratto molto potente della rabbia, del risentimento che circondano il mondo".

La Mostra di Venezia, un Festival che guarda al futuro

Lo scorso anno il Presidente della Giuria di Venezia 75 Guillermo Del Toro aveva affermato che "Un Festival è come un ecosistema di valutazioni e premiazioni che dà modo ai films di trovare spazio e respiro". Quest'anno la Presidente della Giuria, l'argentina Lucrecia Martel, prendendo la parola ufficialmente nel corso della cerimonia per l'assegnazione dei premi, ha dichiarato che "I film sono prodotti che fanno discutere, è la loro funzione quella di far aprire dialogo e discussioni".

Commenti ed osservazioni che appaiono in linea di continuità, pur mancando, evidentemente, una connessione voluta fra le asserzioni dei due Presidenti di Giuria. La Mostra del Cinema veneziana conferma la sua vocazione ad essere una manifestazione che mette al centro l'opera cinematografica guardando al futuro. L'evoluzione delle modalità espressive dell'audiovisivo, come dimostra, fra l'altro, la presentazione di Venice Virtual Reality, sezione "giovane" del Festival giunta quest'anno alla terza edizione e fondata sull'utilizzo di speciali tecnologie per la fruizione di "storie immersive", stringe la bilateralità fra pubblico (che può essere il singolo munito di appositi visori) e l'opera audiovisiva.

A Linha di Ricardo Laganaro è stato attribuito il premio per la Miglior Esperienza Vr relativo all'efficacia del contenuto interattivo mentre il Miglior Film Vr è The key di Celine Tricart. Le nuove frontiere non mutano la dimensione empatica dello schermo e in quest'ottica prende vigore l'affermazione della Madrina del Festival Alessandra Mastronardi secondo la quale "Il Cinema siamo noi".

I principali premi

Nel 2018 l'Italia non aveva ottenuto alcun premio mentre a Venezia 76 il riconoscimento al Cinema italiano è avvenuto attraverso l'assegnazione della Coppa Volpi come Miglior Attore a Luca Marinelli, intreprete che sa miscelare irruenza e macerazione in "Martin Eden", trasposizione napoletana della storia di Jack London firmata da Pietro Marcello.

L'Italia si aggiudica, inoltre, il Premio Speciale della Giuria con La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco. Il film fa il punto sull'antimafia a Palermo a 25 anni dalle terribili stragi di Capaci e di Via D'Amelio ed ha ritirato il premio il produttore Rean Mazzone. "Coppa Volpi" per l'interpretazione femminile, invece, a Ariane Ascaride, dimessa e forte in Gloria Mundi di Robert Guediguian. L'attrice, che ha origini italiane, ha dedicato il premio ai migranti "che dormono in mare". Il Premio per la Miglior Regia è andato allo svedese Roy Andersson per About Endlessness. Il regista era già stato vincitore del Leone D'oro nel 2014 con "Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza".

Fra i premi "Orizzonti" della giuria presieduta da Susanna Nicchiarelli, il Miglior Film è la pellicola ucraina Atlantis di Valentyn Vasayanovich e la Miglior Regia quella di Theo Court per "Blanco en Blanco". Miglior attrice per la sezione Orizzonti, invece, è la spagnola Marta Nieto in "Madre" di Rodrigo Sorogoyen. Il Premio Mastroianni destinato agli attori emergenti è arrivato a Toby Wallace per "Babyteeth" della regista australiana Shannon Murphy, mentre il leone del futuro, premio Venezia Opera Prima con la giuria presieduta da Emir Kusturica è stato assegnato a "You will die at Twenty" di Amjad Abu Alala.