Il film s'intitola "Viaggio in Italia, la Corte Costituzionale nelle carceri" e, con la regia di Fabio Cavalli in una produzione Clipper Media con Rai Cinema, si ispira alla visita compiuta nel 2018 da sette giudici costituzionali in sette istituti penitenziari italiani. Un lavoro che è stato presentato lo scorso 5 giugno in anteprima nella Sala Sinopoli al Parco della Musica di Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e che viene proiettato all'Hotel Excelsior del Lido di Venezia il 5 settembre alle 17 come evento speciale della 76^ Mostra Internazionale di Arte Cinematografica.

A fare gli onori di casa sarà il presidente della Biennale Paolo Baratta e accanto a lui interverranno la Vicepresidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia e i giudici costituzionali Luca Antonini e Francesco Viganò. Una iniziativa di questo genere è unica in Italia e nel mondo e si propone di mettere in movimento, con effettive applicazioni dei principi, i valori insiti nella Carta Costituzionale italiana: il testo fondamentale dello Stato rappresenta, infatti, una casa comune per tutti.

L'incontro di due mondi agli antipodi

Il film segna la possibilità dell'incontro fra mondi opposti, da una parte la legalità costituzionale e, dall'altra, l'illegalità e la marginalità sociale. Il viaggio è partito dal carcere di Rebibbia a Roma con la riunione di centinaia di detenuti e di autorità istituzionali.

Si è organizzata anche una diretta streaming con il collegamento di 11mila detenuti di altre carceri italiane. L'agente di polizia penitenziaria Sandro Pepe ha accompagnato i giudici costituzionali nelle varie tappe dell'itinerario che sono passate da Milano San Vittore, dal carcere minorile di Nisida, da Firenze Sollicciano, da Genova Marassi, dal carcere di Terni e dalla sezione femminile a Lecce.

Il film di Fabio Cavalli realizza l'intento importante di far comprendere che cosa possano dirsi due umanità apparentemente molto distanti. L'ascolto, il dialogo, il confronto hanno integrato le possibilità di uno scambio reciproco di conoscenze e, talvolta, di emozioni profonde. Si è ribadito che la Corte Costituzionale "giudica le leggi e non le persone" e che il suo linguaggio oltrepassa barriere e steccati.

La Corte ha deciso di uscire dal palazzo e di incontrare le persone per apprendere essa stessa, sul presupposto che chi si trova "dalla parte giusta" non neghi la dignità ai più deboli. Per dirla in poesia, nessuno dovrebbe affermare "A voi deluse le palme tendo", come scrisse il Foscolo in un suo sonetto dedicato al fratello Giovanni che si tolse la vita per un debito di gioco o, secondo un'altra ipotesi, per un'accusa di furto.