Si chiamava Frances Ethel Gumm ma tutti la conoscono con il nome di Judy Garland, l’attrice che già a 16 anni era diventata famosa per la sua interpretazione ne “Il mago di Oz” e che a solo 47 anni morì per overdose di pasticche.

Oggi, 30 gennaio, Judy torna nelle sale cinematografiche italiane per incontrare le nuove generazioni nei panni di una grande Renée Zellweger in “Judy”, un film che racconta il periodo finale della sua tragica vita.

La stella oltre l’arcobaleno

Ruper Goold realizza un film che va oltre la struttura del classico biopic creando una girandola di eventi che si alternano tra momenti degli ultimi mesi della stella del Cinema e flashback dei momenti più salienti della sua vita.

Judy Garland non è più quella bambina con le treccine che dopo aver sbattuto tre volte i tacchi delle sue scarpette rosse e aver pronunciato la formula magica “Nessun posto è come casa” è finalmente riuscita a tornare a casa dai suoi cari: la Dorothy de “Il mago di Oz” adesso non ha più una casa ma è fragile, ingobbita, piena di alcool e psicofarmaci, con alle spalle quattro matrimoni finiti e nel pieno di una battaglia legale per non perdere la custodia dei propri figli.

La bambina prodigio che nel 1939, a soli 17 anni, era diventata famosa, nei panni di Dorothy ora non c’è più.

Il film è a metà tra la biopic e la tragedia e punta l’indice senza pietà contro l’industria hollywoodiana, puntando l'attenzione su quello che si fa per il successo, su quello che bisogna sacrificare per diventare famosi.

Judy Garland ha fatto proprio così, ha sacrificato la propria identità cercando costantemente l’approvazione degli altri dopo il successo ne “Il mago di Oz”: per evitare di aumentare di peso e per sostenere i ritmi frenetici, l'artista iniziò infatti ad assumere farmaci da cui avrebbe dipeso poi per tutta la vita.

Ma Judy non è solo un’attrice, è anche una donna ed è questa che Goold vuole portare in scena, la donna che vuole opporsi a Hollywood ma che è al contempo estremamente fragile e desiderosa di piacere, attaccata ai figli ma incapace di prendersi cura di loro.

Ed è così che, tra flashback e malattia, vengono narrati gli ultimi mesi a Londra, dove è ancora amata, dove si trova impegnata per cinque settimane in una serie di spettacoli al ”The Talk of the Town”: qui in una delle sue esibizioni di “Somewhere over the rainbow” il pubblico la accompagnerà commosso quando la voce già l’aveva abbandonata.

Come Judy Garland rivive in Renée Zellweger

Renée Zellweger è colei che dà il volto a Judy Garland dando vita a un’interpretazione unica e drammatica e subendo una trasformazione incredibile. Un grande lavoro è stato fatto sulla voce e sul fisico, molto materiale è stato studiato dall’attrice e il risultato è una Zellweger che parla, si muove e canta proprio come Judy e che riporta sulla scena tutte le inquietudini e le paure di questa stella che in realtà era una donna che voleva solo essere amata: Renée Zellweger fa grande questo film e chissà che non riesca ad ottenere il suo Oscar.

Intanto “Judy” è al cinema per raccontare quello che c’è oltre l’arcobaleno.