Non è ancora iniziata ma l'edizione 2020 del Festival di Sanremo è già un vero e proprio calderone di polemiche. Se in un primo momento erano stati i commenti contro Rita Pavone e la partecipazione di Rula Jebreal a scaldare gli animi, negli ultimi giorni si sono aggiunti i forfait dei super ospiti Salmo e Monica Bellucci, nonché le polemiche per le frasi sulla compagna di Valentino Rossi, una delle madrine del Festival – pronunciate da Amadeus in conferenza stampa – e la lista potrebbe continuare ancora a lungo.

Ma l'uomo simbolo della discussione mediatica negli ultimi giorni è senza ombra di dubbio Junior Cally.

Scrivendo infatti la parola 'rapper' su google in questo momento – in Italia – la maggior parte dei contenuti che compaiono in prima pagina sono focalizzati proprio sulle polemiche relative alla sua partecipazione al festival, tra i big.

Le polemiche contro la partecipazione di Junior Cally

Tante le prese di posizione contro la presenza del rapper, considerata inopportuna per la violenza di alcuni suoi testi del passato, giudicati sessisti, misogini e più in generale inadatti ad una manifestazione di carattere nazional popolare, seguita da famiglie e bambini. Da Salvini al presidente della Rai Foa, dal PD al Movimento Cinque Stelle, le critiche sono arrivate da ogni parte politica: in questo senso il rapper laziale sembra essere riuscito a mettere d'accordo veramente tutti, o quasi.

A difendere l'artista autore di 'Ci entro dentro', e più in generale il Rap – ormai da anni il genere musicale pi ascoltato dalle nuove generazioni, in Italia come nel resto del mondo – ci ha pensato però Enzo Mazza, CEO della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana).

La FIMI difende il rap: 'Evoluzione irreversibile'

Mazza, interpellato dall'ANSA, ha provato a spostare il focus dal micro-argomento Junior Cally alla macro-questione rap, il vero problema alla base delle polemiche che ciclicamente investono il bel paese quando le strade del genere musicale più amato dai giovani incontrano, o meglio, si scontrano contro quelle della tradizione culturale italiana.

"Nel momento in cui si vanno ad affrontare dibattiti relativi alla creatività in ambito artistico e musicale – ha esordito Mazza – è ovviamente necessario procedere con massima cautela. [...]

Ultimamente il Festival di Sanremo sta provando ad avvicinarsi alle nuove generazioni, trovandosi quindi a fare i conti con un repertorio sicuramente 'difficile' per il pubblico italiano più tradizionale.

Si tratta però di un'evoluzione irreversibile, è necessario capire gli scenari in cui si sviluppa, nonché il linguaggio che viene poi tradotto in musica.

Per gli adolescenti ed i giovani di oggi i rapper sono spesso quello che per le nostre generazioni hanno rappresentato artisti come Battisti, De André oppure i Pink Floyd. Se il Festival vuole veramente rappresentare la musica italiana contemporanea, deve necessariamente farsi carico di proporre pure questo genere musicale. [...] Le polemiche sono comprensibili, ma la censura sicuramente no".