Un capolavoro non risente dei segni del tempo e "The Kid", il Monello, primo lungometraggio scritto, diretto, prodotto e interpretato da Charlie Chaplin nel 1921, riunisce ancora con straordinaria efficacia, nel firmamento del film muto, un'originale freschezza e vigore narrativo. Per i suoi 100 anni, il 10 dicembre alle 21 sarà proiettato al Teatro Parioli di Roma e replicato il giorno successivo con un duplice appuntamento alle 16 e alle 21. In tutte e tre le occasioni, la pianista olandese Maude Nelissen interpreterà la colonna sonora del film dal vivo in sincrono con le immagini.

E' l'omaggio a Chaplin che ha composto le musiche di "The Kid" affidando la trascrizione sul pentagramma ad Eric James, musicista con il quale Maude Nelissen ha stretto una lunga collaborazione. L'eredità artistica di Charlot sarà sul proscenio del Parioli come eco di un incanto che nel film ha impregnato il sogno del clochard più celebre della storia del Cinema.

Un melodramma che affronta i temi sociali

Lo stile distintivo dell'opera di Chaplin è la combinazione di commedia e dramma e "The Kid" fu preceduto da turbolente polemiche con la casa di distribuzione che non comprendeva la denuncia sociale che innervava la storia. Come i punti cardinali, sono quattro i perni del racconto presentati nei quadri iniziali del film: "The man" (Carl Miller); "The woman" (Edna Purviance); "The Child" (Jack Coogan); "A Tramp" (Charlie Chaplin).

Un quadrilatero semplice per una narrazione commovente e convulsa che inizia con la giovane donna protagonista, ragazza madre, costretta ad abbandonare il bambino. L'infante in fasce sarà trovato casualmente fra i bidoni dell'immondizia durante la "promenade" mattutina, dal tenerissimo e geniale Charlot che diverrà il padre adottivo.

"A picture with a smile and, perhaps, a tear", avverte Chaplin. Il sorriso e la lacrima sono gli ingredienti di una miscela rarefatta e vulcanica, costitutiva di una comicità esilarante, nel susseguirsi delle gag, e di un realismo puntato verso l'infanzia abbandonata, il contrasto fra i quartieri poveri e le ville dei benestanti, le regole disumane degli orfanotrofi che avvalendosi di improbabili "assistenti sociali" portano via il fanciullo.

La poetica della sopravvivenza

Una piccola amaca fa da una culla e il beccuccio di una caffettiera da biberon. È così che il neonato cresce e diviene un vivace monello che di nascosto tira sassi ai vetri delle case permettendo a Charlot di improvvisarsi vetraio pronto ad eseguire le riparazioni per guadagnarsi la giornata. Il lieto fine ed il ricongiungimento familiare interverrà a dissolvere il calvario delle vicissitudini che era stato annunciato già nell'inquadratura del film successiva a quella in cui la ragazza esce dall'ospedale con il bimbo in braccio. Chaplin mostra, infatti, Gesù che porta la Croce tanto quanto la donna sopporta il peso del "peccato della maternità", come è precisato nel testo filmico.

La musica è parte integrante del pathos dell'opera. Fu composta dal celebre cineasta nel 1971, 50 anni dopo l'uscita di "The Kid", contribuendo ad una riedizione del film che ha raddoppiato un successo planetario. Gli appuntamenti al Parioli con il pianoforte di Maude Nelissen, dedita all'accompagnamento musicale di film muti, introdurranno in un'atmosfera molto speciale che solo un maestro come Chaplin sapeva evocare nell'equilibrio di risate e lacrime, visionarietà e realismo, trasfigurazione e malizia. Lo dimostra una delle scene più emblematiche in cui una umanità angelicata è pungolata da 'demonietti' dispettosi per poi precipitare nell'ordinaria sarabanda dei sentimenti e dei contrasti.