Non sembra proprio un luogo comune, che ogni grande genio paghi un caro prezzo, il pegno delle proprie idee. Alan Turing nacque a Londra in una famiglia benestante. I genitori si conobbero in India. Il padre era il discendente di un'aristocratica famiglia scozzese, lavorava per l'ICS, il servizio civile indiano, e la madre era figlia del capo ingegnere delle Mandras Railway, una delle prime reti ferroviarie indiane. Per un paio d'anni i genitori, impegnati in frequenti viaggi di lavoro tra l'Inghilterra e l'India, dovettero lasciare Alan e il fratello maggiore John presso una coppia di ufficiali in pensione.
Il piccolo Alan viene da tutti ricordato come un bambino solitario e poco socievole. Alle scuole medie venne considerato l'ultimo della classe e la maestra lo descrisse nel registro come un bambino trasandato e sporco dalla calligrafia illeggibile “..non dimenticherò mai una tale stupidità d' atteggiamento emersa in particolar modo durante una discussione sul Nuovo Testamento”.
Comunque, Turing frequentando alle superiori il corso di scienze, ebbe modo di conoscere Christopher Morcom con cui strinse una profonda amicizia, insieme si appassionarono allo studio di Newton ed Einsten. Morcom, di un anno più grande era l'opposto di Turing, garbato e affabile; fu proprio lui a spronarlo ad iscriversi all'università, ma Turing frustrato dalle continue critiche dei professori per il momento non ne voleva sapere.
Era il 1930, un anno terribile ma cruciale. A febbraio Christopher Morcom morì di tubercolosi a soli 19 anni. Turing affranto dalla perdita del suo più grande amico, abbandonò la fede cattolica proclamandosi ateo, iniziò così a partorire una concezione materialistica dell'universo secondo la quale qualsiasi fenomeno, comprese le facoltà del cervello umano siano il frutto di un processo materiale.
L'anno seguente seguì il consiglio di Morcom iscrivendosi al King's College di Cambrige. Anche al college si distinse per i suoi comportamenti alquanto bizzarri e il suo fare trascurato. Si presentava a lezione in ritardo, con le unghie sporche, la barba incolta e qualche volta con la maglia del pigiama. Addirittura c'è chi racconta di averlo visto più volte indossare in pubblico una maschera antigas per proteggersi dalle allergie o giocare a tennis in impermeabile sotto il quale non indossava nulla.
Frequentava di rado il circolo accademico e quando si trovava in disaccordo con qualche opinione in silenzio si alzava abbandonando la conversazione. Sì, Turing era un personaggio decisamente strambo, ma ciò nonostante si laureò ottenendo il massimo dei voti in matematica nel '34.
L'anno seguente venne eletto King's fellow per aver provato il Teorema centrale del limite, nel campo della legge delle probabilità, non sapendo che era stato preceduto da Jarl Waldemar Lindeberg che lo dimostrò nel '22. Turing ebbe comunque il merito di essere stato in grado di provarlo autonomamente. Poco tempo dopo Turing rispose alla sfida lanciata dal matematico David Hilbert nel 1928, l'Entscheidungsproblem, il problema della decidibilità.
In gioventù Hilbert, tentando di scogliere la matematica dalla sua verità assiomistica, di disarticolare quindi un assoluto, ampliò la sua tesi attraverso 23 problemi, che passarono alla storia come i Problemi di Hilbert. Presentati al Congresso internazionale dei matematici tenutosi a Parigi nel 1900, essi ponevano dei quesiti irrisolvibili a cui la storia umana non era riuscita a dare una risposta. Molti dei quali rimangono tuttora irrisolti.
Ma il problema della decidibilità, anche se di carattere simile ai primi 23 non fa parte di questi ma di un'altra famiglia di problemi, rilanciati ventotto anni più tardi, di cui fanno parte anche quello della completezza e quello della coerenza. Esso chiede: ”Esiste sempre una maniera assoluta di 'decidere', se un certo enunciato matematico sia vero o falso?”.
Ovvero, che 2+2=4 è un'operazione corretta mentre 8x2=3 è invece errata. Ma è sempre così? Qual è la chiave che decide quale operazione matematica sia giusta o sbagliata? Turing comprese che il cervello umano essendosi evoluto in un contesto naturale in cui ogni operazione matematica è determinata attraverso un dogma cognitivo, per risolvere il problema della decidibilità era necessaria una macchina.
Nasce a questo scopo nel 1936 la Macchina di Turing (MdT), tra i primi prototipi del computer moderno. Non solo: è il modello teorico di macchina più "potente" che si conosca e può essere usato anche per verificare la potenza di nuovi modelli teorici. Quindi, la MdT è in grado di sdoganare il problema della decidibilità compiendo calcoli che la mente umana non riesce ad elaborare perché in partenza non gli attribuisce un senso empirico.
La Mdt per risolvere un calcolo impiega un certo tempo che potrebbe protrarsi anche all'infinito e a volte incontra il cosiddetto Problema della fermata, in questi due casi ci troviamo di fronte al Problema dell'Indecidibilità a cui è soggetta. Ovvero, non può esistere un algoritmo generale che possa risolvere il problema per tutti i possibili input.
Ma ancora una volta, poco prima che Turing pubblicasse i suoi risultati venne preceduto dal logico americano Alonzo Church, che risolse il problema di Hilbert con il suo Lambda Calculus. Comunque la Mdt batteva sicuramente la macchina di Church in intuitività ed efficienza. Ciò portò il professor Church ad ammettere pubblicamente che anche Turing era riuscito nello stesso intento e lo invitò a Princeton: Turing partì così alla volta degli Stati Uniti.
All'epoca tra l'università di Harvard e quella di Princeton, si trovavano i migliori scienziati del mondo, fisici del calibro di Albert Einstein, logici come Kurt Gödel ed informatici come John von Neumann, il pioniere della computer science. In quei due anni che Turing trascorse a Princeton, venne notato proprio da Neumann che insistette ad averlo per assistente. In parecchi avrebbero fatto carte false per ottenere quel posto ma Turing a sorpresa di tutti rifiutò. Era il 1938 e l'avvento di un'altra Grande Guerra era sulla bocca di tutti, Turing non voleva altro che tornare a casa prima che la furia della Germania Nazista esplodesse in tutta Europa.
Già durante la Prima Guerra Mondiale il Governo Inglese aveva creato all'interno del Ministero della Difesa un dipartimento per lo studio dei codici segreti che negli anni '20 venne ampliato ed incaricato di studiare i codici in cifra delle potenze straniere.
Nei primi anni del Terzo Reich l'esercito tedesco mise a punto Enigma, una macchina che operando un procedimento elettro-meccanico era in grado di cifrare e decifrare messaggi seguendo uno schema evoluto del Cifrario di Vigenère. Dopo il suo ritorno da Princeton Turing ritornò al King's College ottenendo la borsa di studio. In quegli anni ebbe modo di frequentare il corso di logica del linguaggio tenuto da Ludwig Wittgenstein. Fu in quel periodo che in gran segreto venne reclutato dal Dipartimento Britannico di Criptoanalisi. Assieme a lui erano stati chiamati logici, matematici ed ingegneri. Il gruppo era ospitato in una villa vittoriana sorvegliata giorno e notte da agenti in borghese a Bletchley, un paesino a 45 miglia da Londra.
Era scoppiata la Seconda Guerra Mondiale e Turing alternava le lezioni di Wittgenstein alla criptoanalisi bellica di Bletchley Park. Nel frattempo degli agenti inglesi riuscirono a confiscare delle macchine Enigma in territorio tedesco. Vennero smontate e rimontate, ma non bastava: per decifrare il codice Enigma era necessaria un'altra macchina. Turing ideò Colossus, la prima macchina programmabile della storia dell'informatica. Colossus fu in grado di decifrare i messaggi codificati della cifratrice Lorenz S/Z 40/42 che utilizzava il Codice Baudot. Così sul modello di Colossus venne subito ideata una seconda macchina Bomba in grado di decifrare i codici di Enigma. La guerra era finita e le scoperte di Turing rimasero un segreto militare fino agli '70.
Nel 1946 Turing, pur non essendo mai stato al fronte fu insignito della medaglia dell'Ordine dell'Impero Britannico.
Dopo la guerra tutti i paesi concorrevano alla brevettazione informatica: negli Stati Uniti venne creato ENIAC e in Inghilterra Ace, progetto dal quale Turing si tagliò fuori. Qualcuno racconta che in quel periodo parlasse addirittura di voler superare la progettazione di una macchina calcolatrice per crearne una in grado di simulare il cervello umano, convinto che un prototipo come la MdT fosse in grado di riprodurre facoltà cerebrali, e quindi se programmata correttamente potesse essere in grado anche di pensare. “..le macchine sono sempre state trattate come schiave ma è necessario che sia sempre così?”.
Nel 1950 Turing pubblicò sulla rivista scientifica “Mind” un articolo in cui presupponeva l'esistenza di una macchina che sapesse ingannare “un bambino elettronico bugiardo”. In questi anni Turing riflettendo sulle ipotetiche facoltà di pensiero delle macchine si avvicina inconsapevolmente alla più moderna idea di Intelligenza Artificiale.
Una calda notte della Primavera del 1952 una coppia di ladri si intrufolò a casa di Turing che il giorno seguente denunciò il fatto alla polizia affermando di essere certo dell'identità di uno dei due, un adolescente conosciuto qualche giorno prima in strada, confessando quindi l'avventura omosessuale. Turing e il ragazzo vennero arrestati con l'accusa di sodomia e di atti osceni di grave entità.
Nonostante il fatto che in quel periodo in parlamento si discutesse a proposito di abrogare la legge contro l'omosessualità, la pena fu estremamente severa: un anno di carcere. Inoltre, Turing fu addirittura sottoposto alla castrazione chimica, che gli procurò la crescita del seno.
L'8 giugno del 1954 il cadavere di Alan Turing viene trovato riverso a terra nella sua fredda cella, affianco al suo corpo una mela morsicata imbevuta nel cianuro, da cui Steve Jobs si ispirò per il logo della mela di Apple.
La morte di Turing rimane ancora oggi un mistero. Voluta o indotta, questa tragedia accompagnerà l'eclettica personalità di Turing per gli anni avvenire, ricordando ai posteri che nella società è insito un morbo autodistruttivo capace di privarsi del genio del quale subdolamente si è servita.