Sembra paradossale, ma chi può vantare un Q.I. superiore alla media non gode affatto di una posizione privilegiata, anzi, è costretto a fare i conti proprio con l’elevata ricettività, che causa non pochi problemi. Volendoli quantificare, almeno sei.

  • Impressione di emarginazione. Il bisogno di distingersi dalla massa può facilmente dare un’impressione di asocialità, che spinge gli altri ad incoraggiare la partecipazione al gruppo. La persona intelligente avverte invece la necessità di isolarsi, è incline alla solitudine senza per questo soffrirne.

  • Difficoltà ad innamorarsi. Le esigenze di un soggetto con elevate potenzialità intellettive crescono proporzionalmente al quoziente intellettivo stesso, rendendo difficile dunque la ricerca di un compagno alla propria altezza e particolarmente impegnativo averci a che fare.

  • Blocchi mentali. Spesso scambiati per pigrizia, in realtà chi accusa frequenti momenti di vuoto o inattività non fa altro che concedere più tempo alla valutazione dei pro e contro di ogni situazione. Chi è più intelligente, quindi, preferisce pensare piuttosto che agire, rischiando di perdere tempo in elucubrazioni e riflessioni che ai più appaiono superflue. Non a caso, uno dei sostenitori di questa eterna indecisione è il filosofo Søren Kierkegaard, padre dell’Esistenzialismo.

Silenzio e noia

  • Penso dunque taccio. Per la stessa ragione, la persona intelligente preferisce pensare piuttosto che esprimere le proprie idee, fondamentalmente perché, consapevole della propria “diversità”, teme di apparire “strano”. Rischia così di passare per un introverso, in quanto interagisce poco.

  • Poche chiacchiere. Va da sé che le chiacchiere banali, sterili, prive di contenuti intellettualmente stimolanti, non fanno per i soggetti particolarmente dotati. Preferiscono affrontare temi culturalmente elevati, che si concentrino su Arte, letteratura, politica e problemi sociali.

  • Lavoro noioso. Anche il lavoro che inizialmente era apparso più interessante, finisce ad un certo punto per annoiare. Chi è più intelligente, infatti, predilige dedicarsi a progetti ed esperienze sempre nuove e appassionanti che lo mettano costantemente alla prova, permettendogli di cimentarsi continuamente in nuove sfide. Spesso, proprio per questo motivo, accetta con grande fatica l’idea di un lavoro dipendente da un capo, poiché non ama limitarsi a svolgere compiti monotoni e mansioni sempre uguali.